Gli ex-lavoratori Katàne:|”Licenziamento infondato”

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21 Marzo 2014, 07:00

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CATANIA – Rompono il silenzio i ventuno ex-lavoratori della Katàne Handling srl, licenziati il 2 gennaio scorso, perché, secondo la società, si sarebbero rifiutati di effettuare lo straordinario nella serata del 2 dicembre. In tale circostanza, infatti, l’aeroporto di Fontanarossa, si ritrovava a fronteggiare una situazione di crisi legata all’attività eruttiva dell’Etna. Visibilmente scossi e increduli ci raccontano la loro versione, svelando alcuni particolari inediti e retroscena sui fatti accaduti quella sera. “Il provvedimento nei nostri confronti – affermano alcuni ex-dipendenti – è totalmente infondato e illegittimo. Chiediamo all’azienda il reintegro immediato” Nei fatti, quella sera, numerosi voli, inizialmente dirottati su Palermo, rientravano nello scalo di Catania e l’ultimo aeromobile sarebbe atterrato poco dopo la mezzanotte.

“Non ci risulta ci fosse una situazione di crisi più grave rispetto alle altre volte – ci raccontano –. L’aeroporto di Catania è ormai abituato agli ‘imprevisti’ derivanti dall’attività del vulcano”. LiveSiciliaCatania ha raccolto le testimonianze di circa la metà dei lavoratori licenziati, le stesse, come affermano, conferite all’azienda nelle audizioni avvenute all’ufficio risorse umane, poco dopo la prima durissima contestazione, risalente al 7 dicembre scorso. Gli ex-dipendenti si scagliano contro il responsabile di turno quella sera, che avrebbe chiesto loro di prolungare l’orario di lavoro. E nell’ambito dei ventuno licenziamenti, infatti, assumerebbe una rilevanza cruciale proprio l’operato di quest’ultimo. Una rilevanza comprovata anche dalle lettere di licenziamento, di cui LiveSiciliaCatania, in esclusiva, è in possesso. “… Dalla disamina dei fatti accaduti (…) – si legge nella lettera di uno dei licenziati – l’essersi reso indisponibile a proseguire la prestazione lavorativa, oltre la normale e predeterminata ora di esaurimento del turno, ovvero il palese rifiuto (…) a dispetto delle istruzioni e degli obblighi disposti e comunicati dal responsabile di rampa”.

A parlare sono 9 dei lavoratori: “Molto probabilmente, era la prima volta – affondano i lavoratori – che quel responsabile si trovava in una situazione simile, e non è stato in grado di gestirla perché non era abituato, ragion per cui ha girato la frittata scaricando tutta la colpa su di noi, cioè l’anello debole. Molti – aggiungono – neanche lo conoscevano e a più della metà dei ventuno licenziati non è stato neanche chiesto di effettuare lo straordinario”. Il responsabile, avrebbe segnalato, dunque, all’azienda i presunti atteggiamenti d’insubordinazione dei dipendenti. Il tutto, poi, sarebbe stato trasmesso alle autorità giudiziarie. Ma il dipendente sarebbe stato poi rispedito a Napoli proprio negli stessi giorni in cui venivano recapitate ai lavoratori le lettere di licenziamento.

“Il responsabile operava a Fontanarossa da pochissimo tempo – ci raccontano ancora gli ex-dipendenti – forse da poco più di un mese. Non figurava neanche nell’organigramma dell’azienda”.  “Io ero addetto rampa – ci spiega invece Patrick – quella sera avevo un turno dalle 18.00 alle 24.00. E neppure a me è stato chiesto quella sera di effettuare lo straordinario. Il responsabile non lo conoscevo, infatti, quando ricevetti la lettera di contestazione – precisa Patrick – andai personalmente da lui a confrontarmi nel suo ufficio. E lui mi diede una risposta che mi lasciò di stucco: E’ impossibile che io abbia segnalato il tuo nome – mi disse – perché ti conosco adesso per la prima volta e non sapevo neanche fossi all’aeroporto. Mi chiedo dunque, se, appunto, non ci conoscevamo – conclude – come è possibile che fui segnalato tra coloro i quali si erano rifiutati di svolgere lo straordinario”. A margine, infatti, delle lettere di contestazione più di uno dei lavoratori sarebbe andato dal responsabile, per avere chiarimenti circa la segnalazione. “ Quando andai da lui – ci spiega un altro ex-dipendente – per sapere come mai avesse fatto il mio nome, mi rispose: E che ne so mica mi posso ricordare di tutti”.

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All’epoca, erano anche in vigore i contratti di solidarietà poi revocati il 27 gennaio 2014. Un intervento intrapreso nell’ambito delle azioni finalizzate al recupero delle condizioni di produttività e di economicità d’impresa e al superamento della crisi strutturale dell’azienda, che – come ribadito più volte dalla Katàne – non avrebbe, però, relazione alcuna con i ventuno licenziamenti. Di recente, l’annuncio di una ripresa delle trattative fra i sindacati Cgil, Cisl, Uil e l’azienda. Per diritto di cronaca, inoltre, proprio in questi giorni sarebbero in corso le consultazioni, attraverso le quali gli attuali lavoratori si pronunceranno circa l’accordo aziendale proposto dai sindacati alla Katàne Handling. “ Il referendum – spiega Armando Alibrandi, segretario provinciale Uil Trasporti – è ancora in corso e la conclusione è stata prorogata a sabato sera. Si tratta di un atto democratico che auspicavamo da tempo”.

L’azienda nel corso di questi mesi ha sempre ribadito il carattere lecito del provvedimento disciplinare, scaturito, a loro dire, a seguito del comportamento dei lavoratori. Un’insubordinazione che avrebbe arrecato danni non indifferenti alla Katàne, culminati, secondo quanto affermato dall’azienda, in due denunce: una da parte dell’Enac e l’altra dalla Guardia di Finanza. Ma per la Katàne, quella sera, ci sarebbe stato anche il rischio di revoca della certificazione di concessione ad effettuare i servizi Handling.

Si trovavano in difficoltà – afferma Angelo, un altro tra i licenziati – e ci siamo andati di mezzo noi che non c’entravamo nulla. Mi rammarica che nessuno tra le istituzioni si preoccupi di fare le dovute verifiche sulla vicenda”. Tra i licenziati, alcuni, ci confermano di essersi effettivamente, in quell’occasione, rifiutati di svolgere lo straordinario. Altri lavoratori invece, alcuni degli addetti all’interpista dicono: “ Eravamo in sette e ci è stato chiesto di rimanere, ma inizialmente non volevamo. Poi, però, abbiamo dato disponibilità, ma il responsabile non ci ha più fatto sapere nulla quella sera”. E tra quei sette degli addetti all’interpista licenziati, c’è anche Enzo Mollica, affetto da serie patologie al cuore. “Io sono un cardiopatico, – afferma Mollica – e sono esonerato dallo stesso medico dell’azienda a lavorare nella notte. Quando mi hanno avvisato del licenziamento mi sono persino sentito male, ero sconvolto. Ci hanno licenziato per un capriccio, è assurdo”. Secondo l’azienda, quella sera solo 7 dei 28 presenti sarebbero stati pienamente disponibili ad effettuare lo straordinario.

La replica della Katàne Handling. “Sui fatti accaduti all’aeroporto – spiega il presidente Francesco D’Amico a LiveSiciliaCatania – la sera del 2 dicembre 2013 non abbiamo da aggiungere altro a quanto dichiarato nelle ultime settimane. In questo momento è aperto un tavolo con le organizzazioni sindacali e riteniamo sia più utile guardare ai risultati che possiamo raggiungere in tale sede, piuttosto che ritornare su argomenti che sono stati già oggetto di nostre dichiarazioni”.

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21 Marzo 2014, 07:00

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