15 Febbraio 2010, 19:27
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Due imprenditori di Carini (Palermo) hanno ricostruito, nell’aula della quinta sezione del tribunale, anni di taglieggiamenti deponendo, come persone offese, davanti ai loro estorsori: Girolamo Cangialosi e Giuseppe Sgroi. Entrambi sono imputati di avere gestito il racket alle aziende della zona industriale del comune a pochi chilometri da Palermo. In particolare, uno dei testimoni ha parlato di una delle procedure utilizzate per riscuotere la tangente mafiosa. In pratica, Cangialosi in cambio dell’estorsione riceveva una fattura in modo che le uscite della ditta fossero giustificate. Nell’ultimo caso la richiesta all’imprenditore era stata di 50 mila euro. La criminalità organizzata, inoltre, imponeva le ditte che avrebbero dovuto eseguire i lavori nelle aziende degli imprenditori. Nel processo si sono costituti parte civile, oltre alle nove vittime, che hanno denunciato le richieste del pizzo, Confindustria Sicilia, Confindustria Palermo, rappresentata dall’avvocato Ettore Barcellona, il Consorzio industriale Asi, Confcommercio, rappresentata dall’avvocato Fabio Lanfranca, la Provincia di Palermo e le associazioni antiracket SOS Impresa, Libero Futuro, Fai e Addiopizzo. Il processo è stato rinviato all’8 marzo.
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15 Febbraio 2010, 19:27