05 Marzo 2010, 18:39
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Il cadavere di Federico Settimo, l’operaio sessantaduenne dell’Amap morto sul lavoro questa mattina al depuratore di via Chirone a Partanna Mondello, è steso ai piedi della vasca dalla quale è caduto morendo sul colpo. Il corpo è coperto da un telo bianco che anche il vento rispetta e non scopre. Sotto la testa si spande una pozza di sangue. Proprio l’impatto del capo con l’asfalto del suolo è stato fatale all’operaio, dopo un volo di circa due metri che nemmeno la ringhiera di protezione è bastata ad evitare. Il nastro bianco e rosso delimita la zona, posta sotto sequestro dalla magistratura.
Poco lontano del corpo senza vita, le lacrime delle cinque sorelle dell’uomo e degli altri parenti, in attesa del carro funebre che porterà Federico in quella che era la sua casa, dato non è stata disposta l’autopsia. Lì ad aspettarlo ci saranno il dolore della moglie e del figlio poco più che ventenne. “Gli mancavano tre anni alla pensione, dopo una vita passata a lavorare e circa vent’anni all’Amap – dice il cognato di Settimo, tenendo a stento la commozione – Il suo unico interesse era la famiglia, per lui non esisteva altro svago che quello di passare il tempo non dedicato al lavoro con la moglie e il figlio diplomato e in cerca di lavoro. Ora come faranno ad andare avanti?”
Se la dinamica dell’incidente fatale non sembra difficile da ricostruire, al contrario tutte le ipotesi sulle cause della caduta sono ancora aperte e al vaglio degli investigatori. Sulla scena del decesso sono subito intervenuti i carabinieri della sezione Investigazioni scientifiche del Comando provinciale di Palermo, che hanno effettuato tutti i rilievi tecnici del caso.
Sono stati poi sentiti gli altri operai dell’azienda che gestisce il servizio idrico in città, presenti sul luogo al momento dell’incidente. La speranza è che attraverso queste testimonianze si possa risalire alle cause e fare luce sulle modalità di una morte assurda, come tutte quelle morti che la cronaca definisce “bianche”.
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05 Marzo 2010, 18:39