25 Gennaio 2019, 18:14
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PALERMO – “Di Mediterraneo si può parlare anche in modo originale. Non dobbiamo piangerci solo addosso guardando ai problemi della guerra e dell’immigrazione. Vogliamo guardare alla Mediterraneo come una risorsa, come un elemento di sviluppo”. È questa per Giuseppe Benedetto, presidente della fondazione Einaudi, la chiave di lettura del convegno “Mediterraneo: prospettive di sviluppo, sicurezza e innovazione”, organizzato dall’ente a Palazzo Branciforte a Palermo. Alla giornata di studio hanno partecipato numerosi ambasciatori come quello della Tunisia e del Marocco ma numerosi docenti universitari.
I lavori sono stati aperti dal vicepresidente della Regione Gaetano Armao. Successivamente è intervenuto anche l’assessore regionale all’Istruzione Roberto Lagalla che apprezzando l’iniziativa ha sottolineato come occorre fare ricorso anche all’intervento di una diplomazia dolce che è costituita dalla rete delle collaborazioni e delle cooperazioni fra istituzioni scolastiche, universitarie e della ricerca scientifica. “È attraverso al cultura – ha detto Lagalla – che si abbattono le diffidenze ed è attraverso la conoscenza che si costituisce un’identità mediterranea che è l’unica strada culturale che ridurre le differenze e rilanciare il Mediterraneo”.
Come viene spiegato dagli organizzatori dell’evento l’incontro di approfondimento viene realizzato a Palermo il preciso intento di ribadire l’importanza di sfruttare la centralità della Sicilia. Questo aspetto viene colto e rimarcato dal’ex ministro agli Esteri Giulio Terzi: “Ho molto apprezzato l’immagine di apertura che ha portato il vicepresidente Armao parlandoci della Sicilia come luogo dei collegamenti strategici delle comunicazioni. Questo genere di incontri – ha continuato l’ambasciatore – non possono essere episodici ma bisogna sviluppare un centro di geopolitica di alto livello che mantenga un’attenzione costante del mondo diplomatico italiano su ciò che rappresenta la Sicilia nei grandi disegni e nell’azione della politica estera italiana che da qui deve prendere le mosse. La sensazione che mi viene comunicata – ha infine concluso l’ex ministro del governo Monti -è che l’Italia nel Mediterraneo non faccia abbastanza forse per mancanza di risorse e forse per incapacità di essere tutti attorno in modo bipartisan”.
Uno dei compiti che si dà il congresso è quello di elaborare formule e modelli organizzatori per riuscire a gestire le sfide del mare nostrum. Una necessita ribadita da Bartolomeo Romano, docente di diritto penale e unico palermitano fra i relatori: “Sul fronte giudiziario – ha spiegato – l’Unione europea attraverso gli ha posto in essere degli strumenti di cooperazione giudiziaria come Eurojust, di polizia giudiziaria Europol e la procura europea. Sono però – ha poi affermato – tutti strumenti che testimoniano una chiusura su se stessa da parte dell’Unione europea, una chiusura anche culturale. Dobbiamo avviare invece un rapporto con i paesi del nord Africa e con essi istaurare un dialogo costante e permanente. Per fare ciò è necessario che l’Unione abbia una voce comune”. Nel pubblico c’è anche il docente di diritto pubblico Andrea Piraino che ritiene che a livello europeo esista uno strumento cooperazione trasfrontaliera: la macroregione.
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25 Gennaio 2019, 18:14