Gli uomini a cui nessuno chiede scusa

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01 Novembre 2011, 11:23

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Raccontava l’Ansa qualche giorno fa: “Quando 17 anni fa entrò in carcere con l’accusa di avere fatto parte del commando che trucidò il giudice Paolo Borsellino c’erano ancora le lire. Il pesante sospetto che la sua condanna all’ergastolo sia frutto di un incredibile errore giudiziario gli ha consentito oggi di tornare un uomo libero. E la prima sensazione che ha avuto lasciando la cella di Voghera è stata di confusione. Spaesato si è trovato un Paese cambiato: pure la moneta non è più la stessa. ‘Come pago? – ha detto Gaetano Murana, finito in manette da incensurato, al suo avvocato’.

I giudici di Catania hanno fatto in fretta, quasi a voler rimediare, almeno in parte, agli anni di carcere ingiusti sofferti da undici persone, otto delle quali fino ad oggi detenute. Per la Corte la revisione è inammissibile, ma la sospensione dell’esecuzione della pena è sacrosanta”.

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Da più parti, si è levato un coro per chiedere la verità vera sulla strage di via D’Amelio. Ma non ci sono solo i nobili morti la cui memoria va soprattutto onorata, non con vuoti discorsi, con l’accertamento dei fatti. Ci sono pure i vivi, anche se meno nobili, anche se “mascariati”. Ci sono “gli anni di carcere ingiusti sofferti da undici persone”. E la ricerca della verità non può dimenticare il respiro dell’umanità, altrimenti diventa all’istante rappresentazione di una bugia.

E’ una scena agghiacciante lo stupore di un recluso che è stato segregato in un mondo a parte di sbarre e adesso si risveglia in un paese che non conosce più, con una moneta straniera. Perfino per i colpevoli ci parrebbe un incrudelimento della pena questa separazione dalla vita per sempre, questa pena di morte virtuale, mascherata da grazia che ti lascia il battito del cuore e rapina quello che c’è dentro. Figuriamoci la mostruosità dell’evento accompagnato dal dubbio o, tragicamente, dall’innocenza. Alle persone deportate in un universo di freddezza e alienazione, quando si scopre la loro non colpevolezza, la giustizia dovrebbe chiedere scusa mille volte e non basterebbe mai a bilanciare pesi e contrappesi. La giustizia avrebbe il dovere di inginocchiarsi davanti alle sue vittime involontarie. Sapendo che nessuna parola e nessuna moneta, antica o contemporanea, potrà ricompensare chicchessia del furto ingiusto di un’intera esistenza.

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01 Novembre 2011, 11:23

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