10 Novembre 2014, 13:21
3 min di lettura
CATANIA – “Il calcio in questi anni è mutato geneticamente. Io vedo solo finanza”. Lo dice Pippo Russo, giornalista agrigentino e collaboratore di Repubblica e del Fatto quotidiano. Ma anche e soprattutto autore del libro-inchiesta Gol di rapina. Il lato oscuro del calcio globale (Ed Clichy, 2014). Un’analisi sullo stato di salute dello sport più popolare al mondo assai impietosa. Roba da gettare nello sconforto i tifosi di qualsiasi latitudine. Chi comanda, dunque? “I grandi interessi, i fondi d’investimento o in Italia – aggiunge Russo – questa gigantesca idrovora che si chiama Infront, l’advisor per la vendita dei diritti televisivi, per le sponsorizzazioni e che ha interessi in alcuni club come il Bari. Una sigla retta, non dimentichiamolo, dal nipote di Joseph Blatter”.
Pablo Cosentino?
“È un personaggio al centro di un conflitto d’interessi abbastanza palese. Ex agente di calciatori argentini, in passato ne ha portati diversi nel Catania, e una volta diventato prima vice presidente e poi amministratore delegato del club, ha rimesso sì la licenza Uefa, ma rimane comunque il fratello di colui che gestisce attualmente la Cosentino Sport”.
C’è dell’altro?
“Credo che sia portatore inoltre di un gruppo d’interessi finanziario di argentini che investono nel calcio e che di conseguenza ha interessi affinché nel Catania passino giocatori di quella nazione. E molto legato in amicizia, e credo in affari, con il presidente del San Lorenzo, club campione d’Argentina. Questo Marcelo Tinelli, un personaggio di spettacolo, che in passato è stato dato in procinto d’investire nel Catania. È una figura tutta da chiarire quella di Cosentino. Soprattutto, mi chiedo se sia soltanto un dipendente del Catania o se sia in una posizione diversa. Ovvero, se è licenziabile”.
La retrocessione del Catania?
“Credo nell’esito del campo. Non credo sia andata diversamente. Il Catania in Serie A è un affare per tutti, compreso per i gruppi che possano investire nella squadra. Dopodiché, da teorico del complotto, ho imparato che possono verificarsi anche le verità più insospettabili. Ma credo che in quella retrocessione c’entri solo il campo”.
La situazione del calcio mondiale, almeno come la descrive lei, è irreversibile?
“Diciamo che semmai è a rischio di esserlo. Qualcosa però si può fare. In questo momento però non vedo la voglia di animare la passione da parte di chi governa questo movimento. Si continua a parlare di tifosi-clienti, di sviluppare economicamente il fenomeno. E si continua a complicare la vita dei tifosi proponendo dei calendari che sono improponibili e non solo nei campionati superiori. Anche i tifosi della Lega Pro devono fare i conti con lo spezzatino. Tuto ciò per commercializzare il più possibile un fenomeno che dovrebbe essere innanzitutto passione”.
E se, invece, ad un certo tipo di tifosi questo processo piacesse?
“Se incontra il favore dei consumatori, non c’è nulla da dire. A chi non piace, si ritirerà. A chi piace continuerà ad alimentarlo. Però il calcio, e lo sporta in generale, è fenomeno di passione. Dove questa dovesse sparire, il fenomeno potrebbe avere un picco momentaneo, ma è destinato a morire nel medio termine”.
È una sproporzione che chi ha esposto striscioni in favore della verità sul caso Cucchi rischi oggi il Daspo?
“Il Calcio ha di fatto istituito i reati di opinione. Le curve non sono state soltanto un focolaio di teppismo e delinquenza. Sono degli spazi di antagonismo sociale. Sono portatori di coscienza, di opinione rispettabilissime. Dare un Daspo per un reato d’opinione è l’anticamera di autoritarismo che si è già realizzato ed è senza ideologie”.
Pubblicato il
10 Novembre 2014, 13:21