05 Settembre 2019, 05:55
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“La nascita del governo giallorosso è stata una grande prova di democrazia diretta. Ma ammetto che a me l’operazione non convinceva prima, e ancora oggi non mi convince del tutto”. In mezzo ai brindisi e alle esultanze, la voce di Giancarlo Cancelleri non è del tutto allineata. E non è una voce di secondo piano, quella di chi è stato per due volte il candidato alla presidenza della Regione e ha incarnato, al di là dei ruoli formali, quello di leader del Movimento nell’Isola.
Quindi non è del tutto entusiasta, diciamo così, della nascita di questo esecutivo?
“No, diciamo che ancora molte cose non mi convincono, ma avevo dubbi anche quando si decise l’alleanza con la Lega”.
Entrambi i passaggi sono stati “approvati” anche dalla vostra base, attraverso il voto online.
“Sì, infatti certamente quella è stata una bella pagina di democrazia diretta. Il mio pensiero è andato e va anche oggi a Gianroberto Casaleggio che avrebbe goduto di questo momento: tutto il mondo ha seguito la piattaforma Rousseau che ha anche funzionato alla perfezione”.
Ed è arrivato il sì, appunto. Dopo la Lega, ecco il Pd.
“Ma per noi il vero cambiamento deve essere interno, dobbiamo cambiare noi del Movimento”.
In che senso?
“Nel senso che bisogna partire dalla consapevolezza che abbiamo commesso alcuni errori”.
A quali errori si riferisce?
“Penso soprattutto all’atteggiamento col nostro partner di governo. Siamo stati, forse, persino eccessivamente corretti sul piano istituzionale e politico, e Salvini ci rispondeva prendendoci a calci in faccia. Il rispetto deve essere preteso e meritato”.
Insomma, avete lasciato troppo spazio a Salvini.
“Siamo stati forse troppo accondiscendenti. Adesso dovremo alzare il capo”.
Da dove si parte?
“Intanto il governo avrà subito sfide importantissime, a cominciare dalla manovra di bilancio e dal tentativo di evitare l’aumento dell’Iva. Nell’anno e mezzo precedente abbiamo messo in sicurezza le fasce più deboli col reddito di cittadinanza. Adesso servirà un grande Piano per il Mezzogiorno. La partita fondamentale è al Sud: se l’Italia vuole diventare il motore dell’Europa, anche alla luce delle difficoltà che stanno affrontando Stati finora più solidi, dovrà colmare il gap che divide Nord e Sud”.
Intanto, per il Sud ci sarà un ministro del Pd, che lei dovrebbe conoscere: Giuseppe Provenzano ha lavorato anche col governo regionale di Crocetta. È una buona scelta, secondo lei?
“Certamente conosco Provenzano fin dai tempi in cui lavorava per l’allora assessore Luca Bianchi. Al di là della scelta, io mi fido del programma che abbiamo sottoscritto, e su quello dovremo basarci. E mi faccia dire che il ministro uscente Barbara Lezzi ha fatto un ottimo lavoro”.
Ora si lavora alla rosa di viceministri e sottosegretari. Lei potrebbe entrare in questo elenco?
“Sinceramente il toto-nomi non mi appassiona. Le valutazioni dovrà farle chi ha il compito di assumere queste decisioni”.
La novità Cinquestelle al governo si chiama Nunzia Catalfo. Che significa la sua nomina?
“Si tratta di una nomina strameritata. Le faccio i miei auguri. Si è occupata benissimo, in questi anni, di temi centrali per il Movimento, come il reddito di cittadinanza e adesso del salario minimo orario”.
Che succede invece adesso in Sicilia? È possibile che questa alleanza al governo possa compattare anche l’opposizione all’Ars, formata appunto da Movimento cinque stelle e Pd?
“Sulla possibilità di intensificare i rapporti in parlamento, il gruppo dei Cinquestelle si riunirà e assumerà le sue decisioni. Parleremo di temi, non di altro. Certo, siamo all’opposizione, e lì c’è poco da condividere. Dobbiamo più che altro capire come ‘smuovere’ questo governo regionale che è immobile. Un primo passo potrebbe essere la riforma dei rifiuti, dove si potrebbe trovare una convergenza col Pd. Poi, non per forza la situazione romana deve essere replicata in Sicilia”.
Qualcuno pensa alla possibilità, anche in un futuro prossimo, di alleanze M5s-Pd nei territori, nelle elezioni amministrative, ad esempio. Anche dal Pd sono giunte queste sollecitazioni. Lei come la vede?
“Escludo che ciò possa accadere. Del resto, la stessa domanda ce la fecero all’indomani della formazione del governo con la Lega. Siamo troppo diversi nel rapporto con i territori. Altra cosa sarà, invece, il coinvolgimento di movimenti e liste civiche: sono una ricchezza per la Sicilia”.
Pochi giorni fa, invece, qualche autorevole esponente della Lega ha ventilato la possibilità che politici siciliani del Movimento, scontenti del governo giallorosso, potessero passare alla Lega. C’è questo rischio?
“Mi sento di escludere anche questa notizia in maniera categorica. Non esiste un’ipotesi del genere né a livello nazionale, né a livello regionale. Forse si voleva fare solo un po’ di terrorismo nelle ore che preparavano la nascita del governo e il nostro voto online”.
Tra pochi giorni riapre l’Ars. Su che cosa punterà poi la vostra opposizione?
“Intanto, mi auguro che finisca questa stagione dei collegati-marchetta e delle leggi inutili. Si inizi a parlare di riforme, insomma”.
Nella speranza, che intanto il governo nazionale duri a lungo, no?
“Le ripeto: i miei dubbi rimangono. Il Pd negli anni ha portato avanti politiche molto diverse dalle nostre su molti temi: penso all’economia, all’ambiente, ai rifiuti. Ma spero, tra qualche mese, di poterle dire che mi sono sbagliato, che quelle preoccupazioni erano infondate”.
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05 Settembre 2019, 05:55