11 Febbraio 2018, 12:00
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CATANIA – Da sogno proibito del Pd a Palazzo d’Orleans a candidato premier della ditta bersaniana: Pietro Grasso macina chilometri e si getta anima e corpo nella contesa elettorale. Riposti nell’armadio i panni della figura istituzionale super partes, l’ex magistrato guida la marcia di “Liberi e Uguali.” La tappa catanese, aperta ieri sera con un’assemblea al Piccolo Teatro, è proseguita stamattina con una conferenza stampa. Il Corbyn palermitano ha fatto il punto su una campagna elettorale dai toni accesi che non sembra decollare, chiedendo ai competitor che si inizi a parlare di temi cari ai cittadini.
La prima stoccata, Grasso la riserva al Partito Democratico e all’atteggiamento “debole” sui fatti di Macerata. “L’antifascismo è un bene comune e importante, fondante della nostra democrazia e della nostra Costituzioni e l’atteggiamento del Pd è sembrato debole, non aderendo alla manifestazione in maniera concreta”, ha detto Grasso. “Io – ha aggiunto – sono andato il giorno prima parlare col prefetto e il sindaco, ai quali ho manifestato l’esigenza di manifestare, e a fare visita prima alla madre di Pamela e poi alle vittime in ospedale”. “Dopo un’iniziale ritrosia il ministro Minniti ha autorizzato le manifestazioni e devo dire che è stato un grande successo: si sono svolte con compostezza, ordine, serietà e non ci sono stati i paventati scontri”, ha argomentato l’ex presidente del Senato. “Non bisogna alimentare le paure gettando benzina sul fuoco: sicurezza e immigrazione sono temi distinti”, ha spiegato Grasso. “ E chi fa il contrario- ha aggiunto- affronta in modo sbagliato i problemi, cercando di sfruttarli sul piano della propaganda elettorale, cosa a cui noi non ci prestiamo. Non è tema di propaganda elettorale, ma un tema politico di cui parlare nel momento in cui si mette a rischio la tenuta democratica del Paese se si inneggia alla violenza e si giustifica una certa violenza”.
Il secondo colpo di fioretto ai dem, Grasso lo sferra sui temi del lavoro. “Il Pd ha abbandonato una politica di sinistra rispetto ai temi del lavoro: con il Jobs Act sono diminuite le tutele dei lavoratori e la flessibilità ha creato lavoro instabile che non consente ai giovani di avere delle prospettive future”, ha argomentato. Il leader di Liberi e Uguali tornando indietro farebbe una cosa diversa. “I miliardi usati come incentivi fiscali alle imprese andavano impiegati come investimenti strutturali per creare lavoro stabile e sicuro”, ha detto, sciorinando diverse divergenze con i dem in tema di legge elettorale, riforma costituzionale e sanità. “Siamo noi oggi i veri interpreti dei valori di sinistra”, ha continuato l’ex presidente del Senato indicando due stelle polari sulla scorta dell’articolo 3 della carta costituzionale: libertà e uguaglianza.
Sulle future inevitabili alleanze Grasso non si sbilancia: pronti al dialogo con chi si rivede nei nostri valori “progressisti”. Il “capo politico” di Liberi e Uguali non risparmia critiche alla destra siciliana, uscita vittoriosa dalle urne. “Il voto delle Regionali in Sicilia ha riportato indietro l’isola verso problemi mai risolti, come l’acqua e i rifiuti, che sono gravi, ma da 20 anni. Siamo una regione che è sempre nell’emergenza: se piove ci sono le frane se non piove c’è la siccità, mancano gli investimenti e i fondi Ue non si spendono (forse ci vorrebbe una regia nazionale)”, ha attaccato Grasso, sottolineando l’assenza della questione meridionale in campagna elettorale.
“Se riparte il Mezzogiorno riparte tutto il Paese, non può essere – ha aggiunto – soltanto un serbatoio di voti e un posto dove portare i prodotti realizzati al Nord, non può essere un vuoto a perdere da richiamare alle armi quando serve il consenso.” Un capitolo a parte riguarda l’ormai celeberrimo ponte sullo Stretto. “Ero bambino quando si parlava di Ponte sullo Stretto, e ogni vigilia di campagna elettorale esce questo tema. Ma sarebbe un Ponte tra due deserti, la Sicilia e la Calabria, dove ancora c’è il binario unico, la rete ferroviaria non elettrificata e dove ci sono ancora locomotrici diesel. Prima rilanciamo la Sicilia sul profilo dello sviluppo sostenibile e dopo, magari, pensiamo eventualmente a collegare l’isola all’Italia peninsulare”, ha argomentato. E a proposito di Sicilia, Grasso spiega la querelle sulla sua mancata candidatura alla presidenza della Regione. “ È stato il sindaco Bianco a lanciare l’ipotesi della mia candidatura”, ha ricordato Grasso. “Però si sono dimenticati di chiederlo a me prima di fare il mio nome: io sarei stato felice di essere utile alla mia terra, ma dovevo completare la mia funzione pubblica in un momento di instabilità”. Insomma, “il momento non era adatto”. Poi una battuta: “Chi aveva voglia di Grasso la può esprimere adesso a livello nazionale”, ha chiosato prima di ripartire alla volta di Gela dove ha incontrato la cittadinanza nell’ex chiesa di San Giovanni.
Anche a Gela il tema conduttore è stato il Sud. “Molte forze politiche non hanno considerazione per il Mezzogiorno, lo ritengono un vuoto a perdere, utile solo per attingervi consensi e relegarlo ad area di consumo dei prodotti fabbricati altrove”, ha esordito Grasso. “Non vogliamo però un’altra Cassa per il Mezzogiorno – ha precisato il presidente del Senato – ma un grande piano di investimenti utili ai reali bisogni del Sud e della Sicilia”. Come esempio di recenti errori è stato citato il petrolchimico di Gela. “Col protocollo d’intesa sulla riconversione della raffineria dell’Eni, Renzi invitava a stare sereni, garantendo lavoro e occupazione – ha ricordato Grasso – e oggi Gela si trova ancora con la fabbrica chiusa, i lavoratori licenziati e pochi posti in prospettiva”. In sala, tra i partecipanti all’assemblea, è stata notata l’insolita (ma prevedibile) presenza di numerosi esponenti di spicco del “Megafono”, il movimento dell’ex presidente della Regione, Rosario Crocetta. Rispondendo alle domande dei cronisti sulla ipotizzata alleanza tra LeU e l’ex governatore, Grasso ha smentito l’ipotesi precisando tuttavia che “stiamo ricostruendo la sinistra per ricostruire il Paese e siamo pronti a raccogliere tutti coloro che vogliono trovare in noi la nuova casa che ci aiuteranno a costruire”. La provincia di Caltanissetta potrebbe essere un’ottima “cartina al tornasole” sul voto del dissenso, dato che il Pd nisseno resta profondamente diviso dai vertici nazionali sulla candidatura di Daniela Cardinale.
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11 Febbraio 2018, 12:00