06 Agosto 2017, 10:50
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PALERMO – Nel giorno dell’anniversario della morte del procuratore di Palermo Gaetano Costa, ucciso dalla mafia il 6 agosto del 1980, il presidente del Senato Pietro Grasso lo ricorda con un episodio della loro vita privata. “Nello scrivere i miei “ricordi di mafia” è riaffiorato, nella memoria, un episodio curioso. Era il 1980, ed ero impegnato nelle indagini sull’omicidio Mattarella: in città c’era un clima tesissimo”, ricorda Grasso. “Mi telefonò l’allora procuratore di Palermo, Gaetano Costa, un magistrato brillante e stimatissimo per la sua grande professionalità e fermezza: ‘So che questa sera siamo alla stessa cena con le rispettive mogli, sarebbe così cortese da passarci a prendere, così non disturbo l’autista?’. Dissi sì, senza pensare che avevo una macchina con soli due posti e fui quindi costretto chiederla in prestito a mio cognato. Mentre andavamo, Costa disse a sua moglie: ‘Ma lo sai quanto rischiamo a stare in macchina col dottor Grasso?’. Ci ridemmo su, non potevo certo sapere che poco tempo dopo, il 6 agosto, sarei stato io a piangere sulla sua tomba. Fu ucciso con tre colpi di pistola in Via Cavour, mentre sceglieva su una bancarella i libri da portarsi in vacanza”.
“Il ‘mio’ procuratore”. Vincenzo Geraci, oggi procuratore generale aggiunto alla Cassazione, definisce così Gaetano Costa. Non aveva scorta, era previsto che gliela dessero il giorno dopo il suo assassinio, rimasto tutt’ora impunito. Stamane, davanti alla lapide che lo ricorda, s’è svolta la commemorazione del magistrato che da solo, poco prima di venire assassinato, firmò la convalida di oltre 50 ordine d’arresto per altrettanti mafiosi, sfidando i propri sostituti che si rifiutarono – con l’eccezione di Geraci – di condividere la decisione di Costa. “Mi fu maestro ed amico – ha detto Geraci durante la messa che si è svolta come ogni anno nella chiesa di San Giovanni dei Napoletani – Vestendo di incisività la sua proverbiale sobrietà, seppe rilanciare l’azione della Procura, all’insegna dei principi costituzionali di legalità e uguaglianza. A lui il Paese deve gratitudine per l’esemplare sacrificio che la consapevolezza del suo ufficio gli fece affrontare in severa e tranquilla solitudine”. Alla cerimonia, oltre ai familiari di Costa – assente il figlio Michele per ragioni di salute – c’erano autorità civili e militari, rappresentanti del governo regionale e del Comune di Palermo.
Sempre oggi, la Polizia di Stato ha commemorato il vice questore Aggiunto Ninni Cassarà e l’agente Roberto Antiochia, assassinati dalla mafia il 6 agosto 1985 in viale Croce Rossa a Palermo. Alle 9 è stato deposto un cuscino di fiori sul luogo del delitto. Alle 9.30, alla presenza dei parenti delle vittime e delle Autorità Civili e Militari si è svolta la cerimonia alla presenza del Questore di Palermo Renato Cortese, che ha deposto una corona di alloro a nome del “Capo della Polizia” presso la lapide commemorativa nell’atrio della Caserma “Boris Giuliano”, sede della Squadra Mobile di Palermo. Poi è stata celebrata una Santa Messa, nella Cappella della Caserma “Pietro Lungaro”. Nel corso della manifestazione sono stati commemorati anche il commissario Beppe Montana, ucciso il 28 luglio 1985 a Porticello, e l’agente scelto Antonino Agostino e la moglie Ida Castelluccio, trucidati il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini.
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06 Agosto 2017, 10:50