14 Febbraio 2020, 14:31
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REGGIO CALABRIA – “Ho approfittato di un attimo di distrazione degli agenti del Gom”. Così Giuseppe Graviano, ex boss del mandamento palermitano di Brancaccio, ha risposto alle domande del pm di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo sulla vicenda del concepimento del figlio durante la detenzione al 41 bis in occasione dell’udienza del processo “‘ndrangheta stragista” in corso in Corte d’assise a Reggio Calabria. “Sulla procedura di concepimento mi istruì “un ginecologo che non posso certo nominare”. Lo ha detto ex boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano, deponendo in videoconferenza a Reggio Calabria nel corso del processo “‘Ndrangheta stragista”, in relazione al concepimento del figlio mentre era detenuto al 41 bis. Graviano ha evitato di rispondere sulle modalità utilizzate per concepire il figlio e alle domande del procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, che ha insistito per sapere di più sul metodo utilizzato, l’ex boss non ha inteso dare ulteriori chiarimenti.
“Anche Dell’Utri è stato tradito”, ha poi detto Graviano in merito ai suoi presunti rapporti con Silvio Berlusconi. Nel corso dell’interrogatorio il Procuratore aggiunto distrettuale di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo ha ricordato a Graviano le intercettazioni ambientali raccolte dagli inquirenti durante la comune detenzione con il camorrista pentito Umberto Adinolfi. L’ex boss, in quella circostanza, raccontava ad Adinolfi “il tradimento di Berlusconi, e non solo per gli investimenti immobiliari a Milano per venti miliardi di lire, ma per avere aggravato la legislazione antimafia che ha danneggiato pure lui”. Graviano ha eluso la richiesta del Pm di rendere noto il nome del personaggio di cui parla a bassa voce con Adinolfi, “uno che se si pente salta tutto”.
E’ durata circa sette ore l’udienza di oggi del processo “‘ndrangheta stragista” incentrata sull’esame dell’ex boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano da parte del Pm distrettuale di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo. L’ex capo del mandamento di Brancaccio, che nel processo è imputato assieme al boss della ndrangheta Rocco Santo Filippone, di Melicucco, ha respinto ogni responsabilità in ordine alle testimonianza dei pentiti Spatuzza e Tranchina sui rapporti con la ‘ndrangheta calabrese e sulle strategie della tensione per costringere lo Stato, con gli attentati dinamitardi e gli attacchi all’Arma dei carabinieri, alla ‘trattativa’ per accettare i canoni scritti da Totò Riina nel suo ‘papello’. Le condizioni, cioè, per interrompere la spirale degli omicidi dei carabinieri e gli attentati in luoghi pubblici. Il processo riprenderà il 21 febbraio con la prosecuzione dell’esame di Graviano, udienza in cui sarà anche presente l’ex magistrato Antonio Ingroia nella veste di difensore di parte civile delle famiglie degli appuntati Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, assassinati da un commando della ‘ndrangheta il 18 gennaio 1994 sulla corsia sud dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, nei pressi dello svincolo di Scilla, mentre erano impegnati in un’operazione di controllo del territorio. (ANSA)
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14 Febbraio 2020, 14:31