Il “sogno” del boss imprenditore | Gli affari di Giuseppe Graviano

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09 Giugno 2017, 18:19

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PALERMO – Voleva rendere Palermo “un sogno, un porto franco”. Terra di turismo, affari e investimenti targati Cosa nostra. Giuseppe Graviano aveva già mosso i primi passi – e che passi – costruendo il San Paolo Palace Hotel di via Messina Marine, lungo un tratto di costa da decenni abbandonato. Solo ora si registrano timidi risvegli.

I sogni imprenditoriali di Graviano furono stoppati nel ristorante milanese dove lo arrestarono una sera di gennaio del 1994. Stava cenando in un bel ristorante assieme al fratello Filippo e alle rispettive fidanzate. A Umberto Adinolfi, suo confidente nelle passeggiate all’ora d’aria registrate dagli agenti della Dia, il capomafia di Brancaccio condannato all’ergastolo raccontava: “Questo Hotel San Paolo (oggi confiscato e in amministrazione giudiziaria fa registrare fatturati di tutto rispetto, ndr) è una meraviglia è proprio sul lungomare, ha qualche 450 stanze più suite, tutte queste cose… accanto sono nati seicento appartamenti, però staccati dall’hotel, tutti in questo rione. Che succede questo apre il ristorante in terrazza, dalla terrazza vedi fino a Mondello, da Montepellegrino, la punta di Montepellegrino, fino a tutto Casteldaccia, Aspra, tutto il territorio, un sogno, tutto in vetrate, più c’è l’eliporto… e tutto il porticciolo sotto proprio l’hotel, i turisti potevano andare in qualche isola o con la barca potevano stare tre, quattro giorni a Lampedusa, tutti questi che si doveva fare il giro… tutte queste cose… oppure con il pullman girare i turisti… ora tutto questo doveva diventare… tutta la spiaggia… questa è la strada e questa è la spiaggia, la spiaggia doveva essere tutta pulita, c’erano pure i nomadi, zingari, tutte cose… stava diventando un sogno, un sogno”.

Un grande progetto imprenditoriale che doveva inglobare anche un altro pezzo della vecchia Palermo: “Poi hai mai sentito parlare di Maredolce, a Brancaccio c’è Maredolce… a tempo dei Normanni che c’erano le guerre, questo Maredolce era un castello… è un immenso lago per difendersi dai nemici…. da noi tante cose non si possono fare perché c’è… come si chiama… c’è un assessorato proprio (il riferimento è alla Soprintendenza ai Beni culturali, ndr)”.

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In quel ristorante milanese, 24 anni fa, finiva la carriera del Graviano mafioso, ma anche imprenditore.

 

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09 Giugno 2017, 18:19

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