26 Agosto 2013, 13:18
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Ci saranno tempi e modi e parole migliori, per onorare la persona pubblica e militante di Salvatore. Oggi non ci riesco. Voglio invece salutarlo col doveroso ringraziamento che merita in particolare per due momenti.
Il primo è quello in cui l’ho conosciuto: non da militante Lgbt, ma come “compagno” di analisi. Avevo appena iniziato a riconoscermi come omosessuale e non conoscevo nulla della sua storia di militante; né tanto meno conoscevo AltroQuando. In quel gruppo di terapia arrivai quando Salvatore era prossimo ai saluti; e per me fu il primo incontro con un omosessuale dichiarato, con un omosessuale che parlava serenamente della sua vita di coppia e delle tante difficoltà che aveva dovuto superare. Non conoscevo ancora Filippo, ma per la prima volta venivo a contatto in modo deflagrante con la consapevolezza che l’orientamento sessuale non era una questione legata all’adolescenza; ma che esso poteva essere progetto per il futuro, per la costruzione di una dimensione umana e politica, addirittura per una vita di coppia.
Il Salvatore militante l’ho conosciuto alcuni anni dopo, l’ho ritrovato alcuni anni dopo, grazie alle comuni esperienze politico-associative. Ed ho potuto conoscere anche la sua storia che allora ignoravo. Ma la verità è che lui, senza saperlo, aveva già cambiato la mia vita molto prima: da compagno di analisi, da tutti ammirato ed anche un po’ temuto in quel gruppo. E credo che porterò sempre con me il rimpianto di non avergli mai confessato l’impatto che hanno avuto su di me quelle prime settimane di conoscenza.
Il secondo ringraziamento è per il momento del nostro ultimo incontro. Dopo il primo Pride del 2010 è iniziato un periodo nel quale Salvatore ed io ci siamo spesso politicamente scontrati. Per disaccordi su diversi temi e per un suo malessere “politico” che lo portò alla decisione (per me umanamente ed associativamente tristissima) di lasciare Articolo Tre. I dissapori furono anche pubblici, talvolta; e portarono ad un allontanamento fatto di incontri ormai casuali e sporadici. Anche quando seppi della sua malattia, non ho avuto il coraggio di contattarlo: non per orgoglio o per disinteresse, bensì per timidezza e soprattutto per il mio dolore. La sensazione di essere poco stimato, di non essere apprezzato proprio da Salvatore mi ha provocato in questi anni un grande malessere. Una delle cui conseguenze era anche la paura di essere visto come invadente e come intruso se avessi mostrato la mia vicinanza in momenti per lui umanamente difficili.
Fino alla scorsa settimana, quando una riunione di Articolo Tre organizzata proprio all’Hospice dove Salvatore si trovava mi ha dato l’occasione per rivederlo. Aveva infatti espresso il desiderio di tornare a collaborare con l’associazione e con Carlo e Claudio (che ringrazio di cuore per avermi regalato quel momento) decisero di tenere una riunione lì da lui. L’affetto e la gioia con cui Salvatore mi ha accolto quando sono entrato nella sua stanza sono stati per me come la distruzione, finalmente, di una cappa insopportabile. Il suo modo per dire “certe cose sono molto più piccole della grandezza del ritrovarsi”. E sono state per me il suo ultimo, grandissimo regalo. E l’ennesima sua lezione da imparare e scolpire nel cuore: il tempo è troppo importante per buttarlo via.
In mezzo a questi due momenti ci sono state tantissime occasioni in cui Salvatore mi ha rotto i coglioni: e soprattutto per quelle io lo ringrazio e voglio ricordarlo, perchè sono il segno della sua sincerità, della sua profonda onestà intellettuale e del valore immenso che sempre ha riconosciuto alla militanza ed ai percorsi associativi. Io vorrei con tutto il cuore e con tutta la testa che Articolo Tre dedicasse addirittura il suo nome a Salvatore Rizzuto Adelfio, ma per queste cose ci sarà tempo e modo. Adesso basta parole, solo un grandissimo affettuosissimo ed orgogliosissimo abbraccio a Filippo.
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26 Agosto 2013, 13:18