16 Aprile 2009, 19:22
2 min di lettura
Sarà pure il Popolo delle libertà. Ma fino a un certo punto. Lo ha capito bene, a sue spese, il consigliere comunale e deputato regionale Giovanni Greco. Attaccato dal resto del suo partito per aver espresso un giudizio negativo sulla nomina alla commissione Affari Generali di Agostino Genova, un ex autonomista. I dubbi di Greco si baserebbero sulla “logica” che sottenderebbe a quella nomina: una sorta di spartizione tra correnti del “nuovo” partitone del centrodestra. Un “baratto”.
Ultima, solo in ordine di tempo, la “condanna politica” espressa da uno dei “compagni” di partito. L’assessore Stefano Santoro ha parlato di “palese conflitto d’interessi, visto che Greco è legato da stretti rapporti di parentela con l’attuale presidente del Corim”.
A Palermo, quindi, il Pdl scopre il conflitto d’interessi come “arma d’offesa”. Ma, quasi a ricordarne il suo più usuale utilizzo, l’arma è indirizzata a un componente stesso del partito. Al quale vengono chieste le dimissioni: “Le attivita’ sociali sono sempre state in questa citta’ – ha detto Giulio Tantillo, capogruppo del Pdl a Sala delle Lapidi – una risposta importante per le fasce deboli e la commissione svolge una funzione di indirizzo e di controllo troppo importante per essere solo sfiorata l’ipotesi di conflitto di interesse. Ritengo – ha aggiunto – che nessuno che si trovi nelle condizioni di avere interessi personali o mediati, possa permettersi di presiedere la suddetta commissione. Ho gia’ inviato all’onorevole Greco l’invito a rimettere per ragioni di opportunita’ politiche, il mandato con effetto immediato qualora egli si trovi come ritengo nelle potenziali condizioni di conflitto di interesse”.
Dimissioni alle quali Giovanni Greco non vuole nemmeno pensare: “Non credevo – ha detto – che le mie parole sulla nomina di Genova a ricoprire, a mio avviso, un incarico non meritato avrebbero destato tanto scalpore. Ma a fare scalpore, penso, debba essere la mossa politica per la quale e’ stato barattato un esponente di un partito (quale l’Mpa), per rientrare al Pdl, dandogli in cambio un prestigioso incarico”. Insomma, non solo niente dimissioni, ma anche nessuna “marcia indietro”. Semmai, un contrattacco rivolto a Stefano Santoro: “Potrei considerarle diffamazioni quelle fattemi dall’assessore Santoro che mi accusa ingiustamente di conflitto di interesse! A tal proposito – conclude – mi rincresce non aver avuto la sua nomina di assessore, per potere fare cio’ di cui lui mi accusa.Forse un domani potra’ darmi qualche consiglio”.
Insomma, una querelle che vede tirare dentro Santoro e il conflitto d’interessi. Ma stavolta, Berlusconi non c’entra. O c’entra poco. C’entra semmai il suo partito a Palermo. Che sarà pure il Popolo delle libertà. Ma fino a un certo punto.
Pubblicato il
16 Aprile 2009, 19:22