Gregoli e le cure psichiatriche| Un suicidio che si poteva evitare?

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30 Giugno 2016, 18:32

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PALERMO – Adele Velardo chiede di salutare per l’ultima volta il marito suicida prima che la salma di Carlo Gregoli venga tumulata. Gli avvocati Aldo Caruso e Paolo Grillo hanno avanzato un’istanza in Procura per ottenere il permesso. Nel frattempo proseguono le indagini sui suicidio all’interno del carcere Pagliarelli dell’uomo accusato di avere ucciso Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela nella borgata di Villagrazia.

Che tipo di farmaci erano stati prescritti a Gregoli? Era stato valutato il rischio che si potesse togliere la vita? È stato fatto tutto il possibile per evitare il peggio? Si è trattato davvero, come dicono i legali, di una tragedia che si poteva evitare? In occasione dell’ultimo colloquio i parenti avevano percepito le brutte intenzioni dell’uomo tanto da allertare gli avvocati che lo avevano comunicato al giudice. Gli educatori del carcere ne erano al corrente? Per rispondere a questo e a tutti gli altri interrogativi è stato iscritto nel registro degli indagati uno psichiatra, V.M., 65 anni, che lavora nel penitenziario. Un atto dovuto per consentirgli di fare partecipare un suo consulente all’autopsia eseguita ieri all’Istituto di Medicina legale del Policlinico. Il medico, però, vi ha rinunciato.

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Gregoli, prima di finire in cella assieme alla moglie con l’accusa di duplice omicidio, era in cura perché affetto da depressione. Bisogna capire se la terapia sia proseguita anche al Pagliarelli. Sembrerebbe che un agente abbia controllato Gregoli poco prima che si impiccasse con un lenzuolo alla grate della cella in infermeria. Le telecamere di sicurezza ne avrebbero inquadrato l’ombra mentre passeggiava nervosamente.

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30 Giugno 2016, 18:32

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