28 Dicembre 2015, 10:40
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CAPO D’ORLANDO (MESSINA) – Giulio Griccioli vede sempre più buio nel tunnel in cui s’è impelagata la sua Orlandina. Sua fino a un certo punto, dato che lo stesso tecnico fatica a riconoscere la squadra che lui stesso ha plasmato: “Abbiamo finito il terzo quarto sotto di uno, abbiamo pareggiato con Oriakhi a inizio ultimo quarto e da lì è calata la nebbia. Abbiamo smesso di attaccare, è difficile trovare una spiegazione. Nonostante le palle perse sciocche, nei primi tre quarti avevamo un’energia diversa. Che un canestro loro e un errore nostro creino una situazione del genere è inconcepibile. Abbiamo rifiutato troppi tiri, dovevamo essere più cattivi. Spegnersi così è difficile da capire, non penso c’entri lo sforzo di Trento. Le energie vanno trovate nella testa”.
Problemi offensivi, ma soprattutto di natura mentale per una squadra che non riesce a cambiare marcia nei momenti cruciali di gara: “Per la prima volta sono rimasto sorpreso anche io da questo blocco – ammette sconsolato Griccioli – è dura. Non possiamo vedere una squadra con questo talento giocarsi la partita sotto i settanta punti, diventa una pretesa troppo grossa”. Un rimprovero non tanto velato a chi, dall’alto della sua esperienza, non avrebbe dovuto scaricare certi tiri: “Nelle ultime due settimane abbiamo cercato di lavorare quanto più possibile per dare fiducia, ma qualcosa deve partire dai ragazzi. Se qualcuno non si prende la responsabilità di tirare è difficile. L’esperienza qui dovrebbe essere tale da vedere qualcuno che si prenda in mano la situazione”.
Non si trova più il “vecchio” di turno che tolga le castagne dal fuoco, complice l’assenza congiunta di Nicevic e Jasaitis (utilizzato solo per uno scampolo di gara nel primo tempo). Una constatazione che non può non rimandare al mercato e a possibili nuovi innesti: “Ne parleremo, vediamo cosa ne viene fuori. Se siamo questi, per la prima volta, inizio ad avere dei dubbi. Bisogna mettersi in un angolo e vedere cosa fare, penso si possa fare più di così”. Anche perché, a causa degli infortuni, l’Orlandina s’è ritrovata nel bel mezzo di un tour de force con le rotazioni ridotte all’osso: “In una situazione di roster ridotto non è il massimo della vita giocare tre partite in una settimana. Questo però incide fino a un certo punto, è la testa che non va. Se sei in pericolo di vita e sei stanco, che fai? Corri o ti fermi? Questa è la nostra situazione”.
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28 Dicembre 2015, 10:40