Cronaca

Guerra della droga fra due clan: 39 arresti a Messina

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04 Maggio 2021, 09:11

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La polizia di Messina nella notte ha eseguito una vasta operazione anticrimine alla quale hanno partecipato 350 poliziotti e che ha portato all’esecuzione di 52 misure cautelari emesse a carico di altrettante persone ed al sequestro di beni mobili, immobili ed altre utilità economiche. Ventisei persone sono state portate in carcere, 13 ai domiciliari e 13 hanno l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria .L’operazione, denominata “Market Place”, rappresenta l’epilogo delle più recenti indagini condotte dalla Squadra Mobile e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, su un’ampia e pericolosissima compagine delinquenziale, formata da più cellule, dedita al traffico di droga e per lo più operante nel quartiere popolare cittadino di “Giostra”.

Scampia di Messina

Le case popolari del rione Giostra, in cui le organizzazioni di trafficanti di droga scoperte dalla Polizia avevano creato la loro base, erano vere e proprie roccaforti munite di impianti di videosorveglianza che controllavano gli accessi, permettendo attraverso schermi collocati all’interno delle abitazioni di vedere immediatamente l’arrivo delle forze dell’ordine. A integrare i sistemi tecnologici di rilevazione di presenze indesiderate, veniva utilizzato il più tradizionale metodo del passaparola tra i condomini, tra i clienti, pronti ad avvisare gli spacciatori di eventuali controlli in corso, e delle vedette. I trafficanti, inoltre, potevano contare su un’ampia rete di fornitori indispensabile per garantire il flusso di droga e che consentiva di far fronte alla continua domanda d’acquisto. Il collaboratore di giustizia Giuseppe Minardi ha parlato della centrale di spaccio come della “Scampia diMessina”. Le organizzazioni criminali avevano creato una serie di punti vendita nelle diverse palazzine del complesso, utilizzati sia per lo smercio al dettaglio ai tossicodipendenti e come base per la distribuzione degli stupefacenti a decine di pusher, che erano anche clienti e provvedevano a loro volta alla vendita al minuto per autofinanziarsi. All’interno di ciascun appartamento adibito a rivendita e gestito da uno dei componenti della banda che aveva messo a disposizione la sua abitazione, con la collaborazione del nucleo familiare, l’attività di spaccio veniva garantita giorno e notte.

Indagine iniziata dopo ferimento

Le indagini sono iniziate dopo l’agguato del 25 gennaio 2017 ai danni di Gaetano e Paolo Arrigo, padre e figlio. Gli attentatori hanno sparato dei colpi di fucile, raggiungendo gli Arrigo, ferendoli agli arti inferiori. Solo qualche giorno dopo, il 28 gennaio 2017, sempre su viale Giostra, una Smart in uso anche Paolo Arrigo veniva incendiata. Nel Settembre del 2016, un altro componente del nucleo familiare degli Arrigo era rimasto vittima di un attentato simile.
Peraltro, nel capoluogo, proprio in quella zona, si era già registrato, nel 2016, anche altro allarmante episodio , all’interno di un bar, dove sono stati esplosi dei colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di diverse persone. Tanto faceva propendere per il fatto che, attorno al menzionato popoloso quartiere cittadino, ruotassero interessi da parte di più cellule criminali che, armi alla mano, si stavano affrontando per contendersi la supremazia sul territorio ed assicurarsi i migliori proventi derivanti dagli illeciti affari in materia di importazione e commercializzazione degli stupefacenti. Difatti oltre all’organizzazione che era gestita dagli Arrigo, ne è emersa difatti l’esistenza di un’altra gestita da Antonino Bonanno. I ferimenti di Arrigo quindi sarebbero avvenuti per il predominio dello spaccio nel rione di Giostra. Secondo l’inchiesta, Arrigo gestiva la clientela e veniva abitualmente aiutato dalla moglie, Ramona Assenzio, che accoglieva i clienti in assenza del marito e si premurava di informarlo, comunicando con cautela per timore di essere intercettata, della presenza di acquirenti. Dopo l’arresto dell’uomo, finito in manette nei mesi scorsi, la donna ha gestito gli affari. Altro personaggio emerso dalle indagini, secondo le quali gestiva un punto vendita di droga sempre nello stesso complesso di case popolari, era Gianluca Siavash. Della banda facevano parte anche Davide Puleo, Marzia Agliolo, Eugenio Sebenico, Giosuè Orlando e Carmelo Prospero che avevano il ruolo di rifornitori di droga e di clienti al dettaglio. Del suo gruppo di Bonanno facevano parte Filippo Cannavò e Edoardo Puglisi, che custodivano lo stupefacente e svolgevano attività di spaccio al minuto, la moglie Veronica Vinci, che teneva la cassa e riscuotere i guadagni e Luigi Vinci che aveva il compito di bonificare i luoghi in cui si temeva potessero essere installate delle microspie. La banda poteva contare sulla disponibilità di armi da utilizzare per assicurare un efficace controllo del territorio e del mercato dello spaccio.

La ricostruzione delle consistenze patrimoniali di alcuni degli indagati e dei relativi nuclei familiari nonché il rilevamento dei redditi annualmente conseguiti da ciascuno di essi permetteva altresì di ravvisare una sproporzione tra i beni posseduti e le loro effettive capacità economiche. Pertanto, il G.I.P., nel provvedimento cautelare disponeva anche il sequestro preventivo di beni mobili (autovetture e motoveicoli), immobili (appartamenti, garage, cantine) ed utilità economiche presenti in conti correnti riferibili ai destinatari della misura cautelare. Il tutto per un valore complessivo di oltre 300.000 Euro.

In carcere sono finiti Paolo Arrigo, 31 anni, Antonio Bonanno, 39 anni, Gaetano Barbera 51, Angelo Arrigo, 33 anni, Vittorio Stracuzzi, 35, Pasquale Rossano, 35, Stello Rossano, 33 anni, Marco Talamo, 34 anni, Girolamo Stracuzzi, 38, Giuseppe Bonanno, 67 anni, Gianluca Slavash, 32 anni, Antonino Stracuzzi, 60 anni, Antonino Arrigo, 48, Carmelo Prospero, 38, Davide Puleo, 34, Giosuè Orlando, 29, Eugenio Sebenico, 42, Marzia Agliolo Quartalaro, 39, Antonino Ardizzone, 55, Veronica Vinci, 35, Filipo Cannavò, 39, Carlo Pimpo, 40, Carlo Altavilla, 35, Alessandro Martinez, 33, Pasquale La Rosa, 43, Carmelo Amante, 45, Salvatore Rolla, 54, Simone Rolla, 55.

Ai domiciliari sono finiti Beatrice Rossano, 31, Maria Barbera, 47, Giuseppa Brigandì, 69, Cocetta Assenzio, 55, Alessia Stracuzzi, 29, Ramona Assenzio, 43, Alessandro Ragonese, 47, Manuela Valenti, 31, Luigi Vinci, 41, Edoardo Puglisi, 46, Natale Viola, 48. Obbligo di firma per Federico Russo, 47, Maximilian Attardi, 23, Alessandro Bombaci, 45, Carmelino Ingemi, 52, Massino Ingemi, 45, Santo Giannino, 42, Marco Trimboli,39, Daniela Monti, 42, Sandro Minutoli, 44, Marco Fazio, 35, Alessandro Urbino, 27, Enrico Caristi, 27, Santo Pizzo, 35.

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04 Maggio 2021, 09:11

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