26 Novembre 2016, 05:45
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PALERMO – Un braccio di ferro da 44 milioni di euro, ma che è solo l’ennesimo episodio di una tensione sull’asse Roma-Palermo che sembrava essersi sopita e che invece in queste settimane è riesplosa in tutta la sua potenza. Uno scontro che da un lato vede l’Enac di Vito Riggio e dall’altro Leoluca Orlando nella sua doppia veste di sindaco di Palermo e di sindaco dell’area metropolitana. In realtà, a voler essere precisi, il secondo contendente sarebbe la Gesap, ossia la società che gestisce l’aeroporto Falcone-Borsellino di Cinisi, anche se non ci vuole un grande sforzo per intravedere la figura del Professore che, in virtù della sua doppia veste, controlla la società con quasi il 73% delle azioni e ha piazzato come presidente il fedelissimo Fabio Giambrone.
La contesa è, come da qualche anno a questa parte, tutta sullo scalo di Punta Raisi. A metà novembre, infatti, il direttore generale dell’Enac, Alessio Quaranta, ha scritto una nota di diffida alla Gesap perché, entro un mese, produca prove concrete della possibilità di reperire 44 milioni di euro grazie al credito delle banche. Pena la revoca della concessione, che vorrebbe dire per la Gesap perdere la gestione dell’aeroporto.
Una cifra che, secondo il contratto di programma firmato lo scorso 8 luglio, è quella che manca per coprire interamente gli investimenti dal 2016 al 2019: cantieri che dovrebbero servire soprattutto ad ammodernare le piste e ad ampliare il terminal, con tanto di adeguamento antisismico. Una parte dei fondi verranno dall’Apq e dai diritti sui passeggeri contenuti in tariffa, mentre altri 44 milioni andranno reperiti in altro modo. Ed è qui che tra Roma e Palermo nascono le scintille.
La Gesap, così come tutte le società di gestione, ha il compito di trovare i soldi e i suoi soci (Comune, Provincia e Camera di Commercio, tanto per citare i maggiori) possono decidere come: mettendoli di tasca propria, accendendo un mutuo con le banche o vendendo le proprie azioni. Una questione, quella della privatizzazione, che è stata a lungo martoriata: perché se Orlando in un primo momento aveva deciso di aprire ai privati, andando allo scontro con Palazzo Comitini, dopo l’arresto del vicepresidente Roberto Helg ha cambiato radicalmente idea, optando per il mantenimento della gestione pubblica. Non è un mistero, però, che Riggio abbia sempre spinto invece per la privatizzazione. Questione che, dopo la nomina di Orlando a sindaco metropolitano (alias, presidente della vecchia Provincia), sembrava chiusa e che invece adesso è tornata d’attualità.
La lettera di Quaranta ha infatti innescato una nuova polemica che, sebbene a distanza, non per questo appare meno rovente. La Gesap mantiene un basso profilo, ma la linea a Punta Raisi è chiara: le banche ci sono e hanno tutta l’intenzione di prestare i soldi alla società. A un primo avviso hanno infatti risposto cinque istituti di credito, tra cui Bnl, Intesa e Unicredit, anche se la gara è andata deserta. A quel punto la società ha deciso di ricorrere alle trattative private, opzione prevista per legge, ma che, secondo i piani alti della Gesap, richiede i suoi tempi. “Le trattative sono in corso, abbiamo anche informato a ottobre l’Enac di quanto sta accadendo – dicono da Punta Raisi – e abbiamo già ricevuto le lettere delle banche con gli impegni”.
La missiva dell’Enac di metà novembre, però, ha gettato lo scompiglio nel capoluogo siciliano, con il sindaco Orlando che non ha esitato a sparare a zero contro l’ente guidato da Vito Riggio. L’accusa, neanche troppo velata, è che la minaccia dell’Enac di revoca della concessione possa turbare le trattative provocando un deprezzamento delle azioni e il timore, dalle parti di Palazzo delle Aquile, è che a quel punto salterebbe il banco, costringendo i soci alla privatizzazione. La Gesap ha già chiesto a Enac di ritirare la diffida e ha convocato, per lunedì 5 dicembre, una assemblea dei soci proprio sul punto, mentre il Professore minaccia di presentare denunce contro tutto e tutti.
“Non è stato un atto improvviso – spiega Riggio a Livesicilia – e bisogna smetterla con questa storia della privatizzazione: a noi non interessa come Gesap trova i soldi, l’importante è che si garantiscano gli investimenti. Da un anno Enac fa presente a tutte le società di gestione, tra cui la Gesap, che in base a una norma del contratto di programma entro 60 giorni dalla firma va presentato un piano economico-finanziario con cui si dà dimostrazione di avere a disposizione i fondi per le opere. Il contratto di programma con Gesap si è chiuso l’8 luglio e di giorni ne sono passati oltre 120. A una prima messa in mora, è seguita la diffida: il direttore non ha fatto altro che applicare le norme”.
Secondo l’Enac non basta che la Gesap dica di avere la disponibilità delle banche, bisogna anche dimostrarlo. “A settembre 2015 la Gesap ha detto al ministro Delrio di non avere problemi su questo fronte, aspettiamo che ce lo dimostri – continua Riggio – Non è un mistero che, secondo me, le gestioni pubbliche siano indietro su ogni fronte mentre quelle private vadano benissimo, come dimostrano Roma, Venezia, Bologna o Napoli. Del resto Palermo si svena pagando le low cost 11 milioni e poi non ha i soldi per gli investimenti. Ma qui non dobbiamo fare discussioni ideologiche: a noi interessa solo che ci siano i soldi”.
La diffida dell’Enac scadrà a metà dicembre e quello sarà il momento della verità. Il cda è stato già convocato a ridosso del Natale per il bilancio preventivo e all’ordine del giorno potrebbe esserci ancora la proposta di revoca della concessione a Gesap, da presentare ai ministri dei Trasporti e dell’Economia.
“Noi non abbiamo competenze nelle attività gestionali degli aeroporti, anche se abbiamo aiutato l’aeroporto attraverso l’Apq – dice l’assessore regionale Giovanni Pistorio – la Gesap è convinta di avere le risorse, Enac ne dubita e ha aperto questa procedura. Un conflitto tra controllore e controllato. A noi interessa che gli investimenti si facciano, così come a Catania e Comiso. Non so se a Palermo le prescrizioni siano state ottemperate o meno, ma le scelte appartengono agli azionisti, a livello nazionale ed europeo si privilegiano le privatizzazioni ma tocca agli azionisti decidere”.
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