08 Luglio 2017, 17:10
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CATANIA – Se guerra c’è stata all’interno di Confcommercio Sicilia “la questione è stata superata e appianata da tempo”. Lo affermano con le stesse parole il presidente regionale Pietro Agen e il presidente della territoriale di Siracusa, Sandro Romano, che è stato anche uno dei cinque firmatari – insieme ai presidenti di Palermo, Enna, Caltanissetta e Messina – della lettera con cui si chiedevano le dimissioni di Agen come presidente Sicilia e come componente del consiglio nazionale.
“Mi sorprende – commenta sorpreso Romano – che venga utilizzata una dialettica interna già superata per attaccare la Confcommercio in ambito camerale in funzione del suo peso di maggioranza relativa. Per di più denigrando Agen che è il candidato alla presidenza della nuova Camera di Commercio di Catania, Siracusa e Ragusa”. E già questo la dice lunga su una “guerra” con le virgolette che da un lato avrebbe voluto le dimissioni di Agen e dall’altro ne sostiene la candidatura come presidente della Super Camera. “Le dimissioni chieste scaturiscono da nove ascom, sei delle quali – precisa Romano – non sono assolutamente coinvolte nella questione camerale. Catania Siracusa e Ragusa sono ancora apparentate e vanno avanti col programma che mira alla salvaguardia delle Camere e dei loro dipendenti, alla promozione del territorio e alla tutela delle aziende. Questa condivisione non è assolutamente messa in discussione. Qualcuno sta cercando di portare avanti un’attività di sciacallaggio partendo da una lettera interna che è stata già superata. La politica è stata inefficace e, purtroppo, non ha potuto raggiungere gli obiettivi viste le commistioni che ci sono state tra la politica e Confindustria. Commistioni che sono state anche al centro delle dichiarazioni fatte dall’ex ass. regionale alle Attività Produttive, Marco Venturi, alla Commissione Parlamentare Antimafia sulle ingerenze che ci sono state contro la Camera di Commercio di Catania”.
E Romano sconfessa con un “è da escludere categoricamente” anche le voci su una possibile nuova amicizia con Ivan Lo Bello che da un anno spinge in tutti i modi per far uscire la Camera di Commercio di Siracusa dall’accorpamento già sancito dal ministero il 25 settembre 2015. Vicenda che proprio due giorni fa è stata protagonista in un’udienza davanti al Tar per un ricorso che era stato presentato contro il decreto di revoca firmato a novembre 2016 dal commissario Dario Tornabene. Sembra uno scioglilingua, ma il fatto è che a giugno 2016 una giunta – forse non legittima – di CamCom Siracusa vota l’uscita dall’accorpamento. A novembre 2016 il commissario revoca la decisione di giunta e su questa viene presentato il ricorso. All’udienza del 6 luglio davanti al Tar, chi ha proposto il ricorso chiede il rinvio, ma il giudice decide di andare a sentenza. Questa sentenza arriverà. Quella che non arriverà è la sentenza per il ricorso presentato contro la procedura di accorpamento seguita dal commissario ad acta Alfio Pagliaro. Nell’ultima udienza, che si è tenuta al Tar il 25 maggio, è stato chiesto dai ricorrenti l’ennesimo rinvio tramite l’avvocato Longo e il presidente ha disposto la cancellazione della causa dal ruolo.
Tornando alla guerra in Confcommercio Sicilia, bisogna dire che la presidenza di Pietro Agen è arrivato al capolinea con la fine del secondo mandato che il prossimo 25 luglio consumerà il passaggio obbligato dell’approvazione del bilancio. Poi si potrà già pensare alle candidature che, questa volta, dovrebbero escludere Palermo e Catania per questioni legate a una corretta alternanza. “Questa guerra risale a più di un mese fa – sottolinea Agen – ed è ormai superata ampiamente. Però caso vuole che questa storia esca appena noi attacchiamo la Brandara sulla questione dell’Irsap. Chissà cosa ci faranno quando attaccheremo sulla vicenda dei porti! Questo non vuol dire che non ci sono dissapori – continua Agen -, la storica divisione Sicilia occidentale e orientale esiste. Che poi in questo momento ci siano dei movimenti in base ai quali qualcuno dell’orientale sia più vicino all’occidentale, e viceversa, è possibile. Il vero grande problema è trovare chi possa raccogliere un numero minimo di sei preferenze”.
Prima di avere un nome per Confcommercio Sicilia passerà qualche mese e non è escluso che i primi che usciranno saranno quelli da bruciare. Nel frattempo, si gioca per la Super Camera di Catania, Siracusa e Ragusa. E se da un lato sembra impossibile che il ministro Calenda possa revocare in alcun modo il decreto del suo stesso Ministero, dall’altro lato qualcuno cerca di alimentare il fuoco facendo leva sul numero delle Camere di Commercio italiane previste nel piano di riparto votato da UnionCamere il 29 maggio scorso. Il Piano nazionale prevede, infatti, 59 Camere invece delle 60 previste dalla Madia. E qualcuno pensa che dividere la Super Camera del Sud Est sia il modo più corretto per fare cifra tonda. Intanto però l’assessore regionale alle Attività produttive, Mariella Lo Bello, sembrerebbe disposta a fare insediare il nuovo consiglio, a patto che Crocetta sia d’accordo. Manco a dirlo, sono voci di corridoio che aggiungono pure che la Lo Bello sarebbe in attesa di una diffida degna di questo nome per mandare quella convocazione che si attende dal 14 febbraio. E la storia continua…
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08 Luglio 2017, 17:10