Ucraina, i bambini vittime della guerra

Ucraina, i bambini vittime della guerra

Dove sono adesso i più piccoli che abbiamo visto, mentre imbracciavano il fucile?
LA GUERRA A KIEV
di
2 min di lettura

I bambini in Ucraina. Che, nei filmati dei servizi televisivi, nei giorni scorsi, abbiamo osservato mentre strisciavano tra i reticolati per prepararsi alla guerra. E adesso la guerra c’è, ha avuto inizio dopo la dichiarazione del presidente Putin. Li abbiamo visti, nelle trincee di difesa, andare avanti con i gomiti per terra, in mezzo al fango e ai cespugli, come soldatini. Da quelle parti sapevano che le minacce non erano solo minacce, che le parole si sarebbero trasformate in bombe. Li abbiamo visti, i bambini, imparare i dettagli più atroci possibili. Le macerie, la fame, il freddo, per mettere a punto una strategia di sopravvivenza. E li abbiamo visti, i bambini, a poco a poco, non essere più bambini, diventare grandi, per colpa della paura e adesso del dolore.

“I bambini subiranno il peso maggiore di una significativa escalation dei combattimenti in Ucraina, con feriti e morti nello scenario peggiore. Negli ultimi giorni almeno 100.000 persone, tra cui circa 40.000 bambini, sono state costrette ad abbandonare le proprie case nell’Ucraina orientale, unendosi alle quasi 854.000 persone già sfollate in tutta l’Ucraina dall’inizio del conflitto nel 2014. In otto anni almeno 3.106 civili, di cui più di 150 bambini, sono stati uccisi e circa 7.000 feriti”, questo l’allarme di ‘Save the Children’. Ed era ieri, prima dell’avvio delle ostilità. Le organizzazioni umanitarie invitano a non abbandonare nessuno, con maggiore attenzione per i più fragili, tra cui, appunto, i bambini.

La guerra materiale. Che uccide e distrugge. La guerra come paura, raccontata in una nota dell’agenzia DIRE. La guerra come incubo dei più piccoli. “I bambini non vanno mai sottovalutati nella loro capacità di comprendere ed affrontare la realtà – suggerisce la neuropsichiatra Valentina Lanzara – anzi, spesso è grazie alla loro sensibilità e semplicità, che non vuol dire banalità, che riescono ad elaborarla con una maturità che sorprende. Per questo i bambini devono, a mio parere, essere messi al corrente di quello che accade loro intorno, essere presenti quando apprendono le notizie attraverso i media, dai quali è impossibile quanto inutile cercare di tenerli lontani. È doveroso ascoltare le loro domande e i loro timori, cercando di rispondere con un linguaggio consono all’età, senza nascondere, ma anche senza trascurare un messaggio di speranza”. La guerra non si può spiegare nella sua capacità di annullamento, ma si può proteggere l’innocenza, mostrando, con cautela, il peggio, quando accade. E insegnando a costruire il meglio.

Chissà dove sono adesso i bambini che imbracciavano il fucile, che strisciavano nel fango, che si preparavano alla catastrofe. Che già non erano più bambini.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI