13 Settembre 2014, 06:15
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PALERMO – Alla fine, anche stavolta, ed è la tredicesima, Guido Spina lascerà il carcere. Gli sono stati concessi gli arresti domiciliari. Non andrà a casa, però, ma all’ospedale Le Molinette di Torino. La Procura “strappa” ai giudici del Riesame, infatti, l’allontanamento dalla città di Palermo dove era stato arrestato con l’accusa di avere guidato le sorti del clan mafioso dello Zen e trasformato la sua villa bunker nel rione periferico della città in una centrale per lo spaccio di droga.
Per il resto il Tribunale ha accolto l’istanza dei legali della difesa, gli avvocati Francesca Russo e Raffaele Bonsignore. I periti erano stati chiari: Spina, che ha subito un trapianto di fegato, non poteva restare in cella. Le sue condizioni di salute non sono compatibili con il regime carcerario. Due le possibilità: mandarlo a casa, a Torino, città dove ha una seconda residenza (come richiesto dal legale), oppure individuare uno centro diagnostico terapeutico (sono centri i clinici indicati dal ministero della Giustizia) che avesse tutti i requisiti necessari per ospitare un malato come Spina. E cioè cella singola, docce private, cucina ad uso esclusivo per curare l’alimentazione, ambiente sterile lontano da possibili infezioni perché un soggetto trapiantato è altamente a rischio. Una ricerca praticamente impossibile. E così il Tribunale ha deciso il trasferimento all’ospedale Le Molinette. E si profila subito un dubbio: quanto tempo una struttura pubblica potrà accollarsi l’onere di ospitare un detenuto? È probabile, dunque, che Spina finirà di nuovo a casa sua.
Pluripregiudicato, alla soglia dei 50 anni, Spina è stato raggiunto da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere nel giugno scorso. Stava scontando la pena in una elegante villa immersa nel verde. Nonostante la malattia, gli agenti della Dia registrarono le sue parole mentre reggeva i traffici. Una volta tornato in cella assieme ad altre sedici persone, fra cui molti suoi parenti, si è ripresentato il problema di sempre. Il giudice per le indagini preliminari ha respinto l’istanza di scarcerazione e gli avvocati Russo e Bonsignore hanno fatto istanza al Tribunale del Riesame che ha incaricato i periti di studiare il caso. Risultato: le sue condizioni di salute sono incompatibili con il regime carcerario.
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13 Settembre 2014, 06:15