12 Dicembre 2012, 09:38
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CATANIA – Tre donne uccise in meno di dieci giorni confermano che il femminicidio non è materia da cronaca nera, è un problema politico che coinvolge tutti : donne e soprattutto uomini. Lo testimonia l’aula a2 del Monastero dei Benedettini, gremita di gente, che ha ospitato un’assemblea per ricordare Stefania Noce. Una ragazza indipendente, emancipata e impegnata ma non immune (come tutte le donne del resto) dalla ferocia della violenza maschile. Stefania è stata assassinata a Licodia Eubea l’anno scorso ma genitori e compagni ne tengono vivo il ricordo. Per questo hanno promosso una petizione, che ha registrato mille adesioni in pochi giorni, per chiedere all’Università di Catania di conferire a Stefania la laurea honoris causa e di intitolarle un’aula (la stessa che ha ospitato l’assemblea di oggi e quella che si tenne pochi giorni dopo il vergognoso delitto).
Ricordare Stefania deve servire da monito, deve mettere in guardia dal perpetrarsi della violenza maschile sulle donne, dai femminicidi e mettere in moto un percorso di consapevolezza di sé che interessa in primo luogo gli uomini. Lo dicono in tante e in tanti duranti l’incontro, gli interventi sono numerosi e tutti appassionati. Ci sono i ragazzi del Movimento Studentesco che hanno sconosciuto Stefania e la sua voglia di cambiamento. Sono gli stessi che, come Matteo Iannitti, chiedono a gran voce che temi della violenza di genere e del femminicidio non vengano “derubricati dall’agenda politica”. Gloria La Greca ricorda l’importanza di chiamare le cose con il loro nome: è femminicidio l’unico termine possibile. Però le forme di violenza sono tante, lo sa bene Laura Vecchio, attiviste del centro Thamaia. C’è la violenza psicologica, quella fisica e le donne interessate sono tante , troppe. A Catania sono più di duemila le donne (di diverse età e classi sociali di appartenenza) che si sono rivolte al centro che opera dal 2003. Il carnefice, neanche a dirlo, è il più delle volte il marito e – dato che smonta tutti i luoghi comuni sul tema- il movente il più comune, non è la gelosia ma la divergenza di opinione. Ecco l’emergere della causa prima: la disparità di genere avallata dalla cultura dominante di riferimento. Lì bisogna intervenire. Come ha detto Emma Baeri del gruppo “Le Voltapagina”, infatti, “la mentalità cambia con estrema lentezza” ma c’è un luogo, quello del simbolico che può e deve incidere. La toponomastica è uno di questi. Un terreno di lotta che può dare buoni frutti, quindi bene venga l’intitolazione dell’aula a Stefania.
Anche il Comune di Licodia Eubea, come ha ricordato Franco Barbuto di Sen (associazione in ricorso di Stefania), a breve le dedicherà una piazzetta del paese e aderirà alla convenzione “No More”. Tanti i campi d’intervento individuati dalle persone che hanno preso la parola. Dall’educazione sentimentale e di genere (nelle varie discipline) nelle scuole nelle Università e nella Pubblica Amministrazione alla creazione di un osservatorio antisessista permanente come ha suggerito Marina La Farina del gruppo “Se non ora quando”. “Gli uomini dovrebbero intraprendere percorsi di autocoscienza, come avveniva nei collettivi femministi” ha proseguito La Farina. Gli uomini in sala sono tanti e molto interessati, più dell’anno scorso, forse qualcosa inizia a muoversi. Vi è poi un altro campo di intervento altrettanto importante: quello legale. Luciana Casciardi (centro antiviolenza donna L.I.S.A. di Roma) e Pierpaolo Montalto (avvocato e segretario provinciale di Rifondazione Comunista) hanno sottolineato che i reati di violenza contro le donne sono ancora a querela di parte. Vista la centralità dell’aspetto giuridico, Grazia Giurato dello SNOQ ha invitato la platea a prendere parte alla seconda udienza del processo ai danni dell’assassino di Stefania che si terrà il 21 Dicembre.
Un momento di riflessione a trecento sessanta gradi che rende onore ad un luogo di cultura come l’Università nonostante l’assenza (unica nota negativa dell’assemblea) degli esponenti più in vista dell’Ateneo, quelli insomma ai quali la petizione si rivolge principalmente. In compenso alcuni professori universitari intervenuti al dibattito, Maurizio Caserta e Antonio Di Grado, hanno confermato il loro sostegno alle proposte degli studenti. L’intervento conclusivo lo ha fatto il papà di Stefania. Parole cariche di emozione che non potevano descrivere meglio Stefania: “avrebbe sicuramente preso parte a un momento come questo”.
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12 Dicembre 2012, 09:38