21 Ottobre 2013, 10:50
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PALERMO – Per vendicarsi ha accusato il marito di avere molestato la figlia di 3 anni e averle fatto vedere film pornografici. Dopo due condanne – una in primo grado, l’altra in secondo – la Cassazione ha annullato il verdetto. Ora la nuova sezione della corte d’appello di Palermo, chiamata dai giudici romani a rifare il processo, ha assolto l’uomo “perché il fatto non sussiste”.
La vicenda giudiziaria durata sette anni ha come protagonista C.R., un palermitano. L’uomo, nel 2006, denuncia la moglie per sottrazione di minore: la donna, un’extracomunitaria, si era allontanata con un amico e la bimba per una vacanza nel suo Paese e non era più tornata. Subito dopo arrivano le accuse della moglie che racconta di abusi sulla bambina ai quali lei stessa avrebbe assistito, non vista, e maltrattamenti nei suoi confronti. Il primo processo si svolge in abbreviato davanti al gup di Termini Imerese. C.R viene assolto dall’accusa di avere maltrattato la moglie e avere fatto vedere immagini hard alla figlia, ma condannato per gli abusi a due anni di carcere e a 50mila euro di risarcimento e perde la patria potestà.
La donna viene, infatti, ritenuta parzialmente attendibile. Il legale dell’imputato, l’avvocato Luigi Spinosa appella la sentenza contestando, tra l’altro, la consulenza tecnica sulla minore, sentita dagli esperti in presenza della madre e del suo nuovo compagno. Ma i giudici di secondo grado confermano il verdetto. Segue il ricorso in Cassazione e l’annullamento. Il nuovo processo si è concluso oggi con l’assoluzione dell’ imputato.
(Fonte ANSA)
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21 Ottobre 2013, 10:50