Palermo, in manette la banda dei Tfr | Identità false e complici per truffare i pensionati - Live Sicilia

Palermo, in manette la banda dei Tfr | Identità false e complici per truffare i pensionati

di RICCARDO LO VERSO Arrestate quattro persone a Palermo. Tre ai domiciliari. In otto da oggi hanno l'obbligo di presentarsi in caserma. L'arresto è scattato anche per un presunto dipendente infedele dell'Inps. Una ventina i pensionati che non si sono visti recapitare i soldi del trattamento di fine rapporto dirottati su conti correnti intestati ai complici della banda.

PALERMO – Una banda bene organizzata. Ciascuno aveva un ruolo preciso. E c’è il sospetto che altre complicità possano ancora emergere. Così come non è escluso che altri Tfr, non solo i sedici finora scoperti, possano essere finiti nelle tasche dell’organizzazione. Un’organizzazione (quasi) perfetta che partiva da Vincenzo Vivoli (gli sono stati concessi i domiciliari), funzionario dell’Inps che, probabilmente spinto da necessità economiche, sarebbe entrato in contatto con Cesare Speca (per lui ordine di arresto in carcere), il consulente di San Benedetto del Tronto che sapeva come muoversi per aprire un conto corrente.

Era Vivoli, sostendo l’aggiunto Agueci e i pm Agnello e Battinieri, a falsificare i moduli per liquidare i Tfr dei pensionati, inducendo in errore la ragioneria dell’Inps (l’Istituto di previdenza ha offerto piena collaborazione ai carabinieri). Compito degli Allotta, Luigi e Gabriele (anche loro sono ai domiciliari), sarebbe stato quello di coinvolgere coloro i quali – piccoli imprenditori o semplici impiegati – dovevano incassare i soldi per poi rigirarli ai membri dell’organizzazione, dopo avere trattenuto una percentuale che si aggirava sul venti per cento. A volte, gli indagati avrebbero creato finte identità per riuscire ad aprire conti correnti bancari e postali. Falsificavano tutto, persino i nominativi ai quali intestare le mail e le sim dei telefonini che usavano per parlare con i call center delle banche. In altre circostanze si sarebbero presentati fisicamente agli sportelli degli istituti di credito per aprire il conto corrente a nome di persone che esistevano sollo sulla carta.

Quando all’Inps, nei mesi scorsi, si era sparsa la voce dei guai di Vivoli la vicenda finì al centro del chiacchiericcio dei colleghi. Da alcune intercettazioni ambientali viene fuori la dilagante convinzione di altri impiegati dell’Istituto di previdenza che non potesse essere stato solo il funzionario ad organizzare il tutto: “… i soldi camminano… e loro li seguono… è la polizia (in realtà erano i carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Palermo ndr)… purtroppo è gente… sono dei professionisti, hanno studiato… guarda questo colpo, è stato studiato per mesi mesi mesi e mesi… hanno avuto, tutto a posto, come fare i conti correnti, dove andare, quando hanno avuto”. Stessi dubbi venivano sollevati da altri due dipendenti. “… perché lui (Vivoli ndr) ha ricevuto le mail… è lui l’ultimo contatto prima del falso mi segui? Allora cosa è successo… vedendo le e-mail con cui lui ha avuto a che fare con questi signori… la prima, la seconda, la terza… il fatto che lui ha mandato la stessa istanza… rifletti su questo… quindi qui c’è la prova, che non può essere stato lui a fare questa minchiata, perché è evidente che sei stato tu, cioè ti esce dal computer ed è tua ce l’hai tu…quella… e tu ne porti un’altra… ti fanno un culo quanto una casa…”.

Dunque, Vivoli sarebbe stato aiutato da qualcun altro. Le indagini proseguono. Come funzionasse il meccanismo lo ha spiegato uno di coloro che vi ha partecipato: “Ho conosciuto circa tre mesi fa un ragazzo dal nome Gabriele (Allotta)… mi propose una operazione che consisteva nel ricevere bonifici da una signora di cui mi fornì anche copia del documento d’identità e tessera sanitaria. Io capì benissimo che era un ‘operazione illecita e che al Gabriele serviva solamente un conto corrente sicuro quale il mio ,con cui poi io dovevo effettuare i prelievi e, trattenendomi il 20%, dovevo dare il resto a lui. Per mia cautela, ad ogni bonifico sul mio conto corrente facevo delle fatture false di pari importo. Al Gabriele, persona a suo dire originario del paese di Belmonte Mazzagno giornalmente, dopo aver effettuato il prelievo presso la mia banca, davo quote variabili tra i 1000 e i 5.000 euro, a seconda di quanto prelevavo quel giorno. Ci diamo appuntamento in posti vari di Palermo. All’incontro do allo stesso, tutto quanto prelevato eccetto il 20% che mi trattengo”.

 

 


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