30 Luglio 2017, 06:01
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PALERMO – Ciccio Tagliavia? “Un benefattore”. Niente a che vedere con don Pietro paragonato a “Hitler”. Sono rispettivamente il nonno e il padre di Pietro Tagliavia, arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di essere il nuovo capomafia di Brancaccio.
Il dialogo fra il suo braccio destro, Giuseppe Lo Porto, e un pregiudicato, captato dalle microspie, è un viaggio indietro nel tempo. Fino ai vecchi padrini di Cosa nostra sepolti in carcere o sotto terra in un cimitero. Ad alcuni di loro si guarda con rispetto, ad altri con disprezzo e terrore. Giuseppe Lo Porto, ad esempio, aveva una pessima considerazione nei confronti di Gaspare Lo Nigro, altro cognome storico in Corso dei Mille. Se fosse stato libero Ciccio Tagliavia, Lo Nigro “non avrebbe nemmeno parlato di niente”.
Libero, però, Francesco Tagliavia non lo è mai lo sarà, visto che è stato arrestato nel 1993 e condannato all’ergastolo per le stragi di via D’Amelio. Lo Porto non ha fatto in tempo a conoscerlo, ma ha raccolto solo commenti positivi sul suo conto: “Si dice che aiutava le persone che avevano di bisogno… a differenza del vecchio (ormai deceduto)”. Il vecchio è Pietro Tagliavia, che nella conversazione veniva paragonato al dittatore nazista. Lo Porto ha un ricordo personale, “voleva vincere sempre lui, doveva essere… ogni cosa che diceva lui…”.
Le “malefatte” del nonno avrebbero lasciato in eredità il caos a figli e nipoti. Ecco come Lo Porto ricostruiva le guerre intestine in casa Tagliavia: “Lo ha detto e lo ha fatto. Io ha detto prima di morire dice vi devo lasciare la guerra perché soldi non ve ne devo dare…”. In realtà non ci sarebbe riuscito perché “se li sono fottuti”. A questo punto, dopo avere tirato in ballo uno di zio di Pietro Tagliavia il giovane, Lo Porto svelava un episodio misterioso, uno di quelli che confermano l’esistenza di un mondo sommerso che mai sarà svelato : “… si sono fregati anche quelli del padre di Piero… mah. Assai, li aveva a casa di uno, andò a trovare un buco l’aveva dentro il mattone dentro il cemento, c’è chi è che Io sapeva… certo… ha rotto, ha fatto con il trapano il buco… assai soldi”. Soldi che potrebbero essere stati investiti in qualche attività commerciale. Ai finanzieri della Polizia tributaria e ai poliziotti della Squadra mobile il compito di accertare se sia ancora possibile trovarne le tracce.
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30 Luglio 2017, 06:01