I 100 giorni di Mattarella | Presidente ‘normale’

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10 Maggio 2015, 18:45

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di Fabrizio Finzi (Ansa)

“Ora si torna alla normalità”: Sergio Mattarella ha iniziato con questo “credo” il settennato al Quirinale. Da subito ha impostato la sua presidenza nel cercare di accorciare le distanze tra cittadini ed istituzioni, rivitalizzando nel contempo i dettami fondamentali della Carta costituzionale, dal diritto al lavoro per tutti all’assoluta necessità di un rientro nella legalità.

Sono passati 100 giorni dalla sua elezione – tutto sommato una sorpresa visto che Mattarella era da tempo uscito dalla politica attiva – e non è ancora facile tracciare un primo bilancio della sua attività dal Colle più alto. Così come è forse ancora più difficile raccontarne il carattere. Primo presidente della Repubblica siciliano, certamente uomo schivo e non abituato ai riflettori, Mattarella è stato inizialmente turbato dall’imponenza del Palazzo dove ha deciso di vivere lasciando il piccolo appartamento che gli spettava come giudice della Consulta.

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Ma il senso della “normalità” il capo dello Stato l’ha trasmesso sin da subito. Sia nella semplicità dei comportamenti, con l’uso di voli di linea per gli spostamenti privati, sia negli approcci politici, dimostrando nei fatti che l’era di “re Giorgio” – verso il quale nutre comunque sentimenti di stima – era archiviata. L’elastico dei poteri, che i Padri costituenti provvidenzialmente assegnarono alla presidenza della Repubblica, si può oggi ritrarre. Prova plastica di questo cambio di rotta è il rapporto tra il capo dello Stato e il premier: corretto e frequente, ma impostato sul rispetto reciproco dei ruoli, nella consapevolezza che palazzo Chigi e Quirinale svolgono due lavori diversi. E’ finita la “supplenza Napolitano” esercitata per tirare fuori il Paese dalla tempesta della crisi. Certo, Mattarella non ha rinunciato ad una garbata “moral suasion” nei confronti di Matteo Renzi quando dall’alto del Colle si è percepito che il “rottamatore” aveva in cantiere qualche mossa spregiudicata. Come successe per l’idea vagheggiata di regolare la Rai o la scuola attraverso un decreto. Strumento quest’ultimo il cui abuso non piace a Mattarella che sin dal suo insediamento spiegò: “vi è la necessità di superare la logica della deroga costante alle forme ordinarie del processo legislativo, bilanciando l’esigenza di governo con il rispetto delle garanzie procedurali di una corretta dialettica parlamentare”.

Un’attenzione che non sconfina nel dogma, come dimostrano i diversi decreti legge firmati dal Quirinale in questi 100 giorni.Nelle pieghe della discrezione del presidente emerge però con sempre maggiore chiarezza che sulle riforme il pensiero è chiaro e il passaggio dalla gestione Napolitano si sta svolgendo senza soluzione di continuità. Anche Mattarella ritiene indispensabile chiudere presto e bene il percorso riformatore e la sua grande attenzione alla Costituzione non significa un arroccamento su posizioni conservatrici. “Riformare la Costituzione per rafforzare il processo democratico”, disse augurandosi un cambiamento della seconda parte della Costituzione. Non ha stupito quindi la rapida firma in calce all’Italicum, la nuova legge elettorale che è strettamente legata a quella modifica del bicameralismo perfetto che è ormai alle difficili battute finali.

I 100 giorni del presidente si leggono anche nello studio e nell’attenzione verso la complessa “macchina Quirinale”, nei suoi tanti viaggi europei per conoscere e farsi conoscere. Visite nelle principali capitali europee – dopo Berlino, Bruxelles e Parigi domani sarà a Madrid – per aiutare il Governo nella principale “mission” della politica estera italiana: politiche comuni per il Mediterraneo e per fermare i trafficanti di esseri umani. Massima continuità quindi nella volontà di integrare e rafforzare sempre più l’Unione che si deve però – e Mattarella l’ha sottolineato più volte – rigenerare pensando di più ai cittadini e alla crescita. Non c’è dubbio allora che questi 100 giorni saranno seguiti da una serie di messaggi di fiducia indirizzati al Paese. Senza sottovalutare gli effetti della crisi, ma guardando al futuro, alle capacità degli italiani. E l’Expo, che tra breve Mattarella visiterà, è proprio il simbolo del coraggio di fare che l’Italia deve ritrovare.

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10 Maggio 2015, 18:45

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