01 Settembre 2020, 06:42
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CATANIA – Dario Caruana, killer di Cosa nostra, è entrato nelle file dei collaboratori di giustizia da qualche mese. I suoi verbali poche settimane dopo la sua scelta di voltare le spalle alla mafia sono depositati in diversi processi e anche in molte indagini.
Alcuni stralci sono finiti nell’inchiesta Camaleonte della Squadra Mobile di Catania che ha schiacciato il potere criminale dei Cappello-Bonaccorsi a Catania.
Ed in particolare ha portato dietro le sbarre Mario Strano, ex boss di Cosa nostra e poi alleato (autonomo) del clan rappresentato (storicamente) dai padrini Turi Cappello e Ignazio Bonaccorsi.
Caruana appena vede la foto di Mario Strano confida ai magistrati della Dda di conoscerlo “da molti anni”. Allora chi è Strano? “Il reggente del quartiere di Monte Po”, risponde. Caruana e ‘acchiana e scinni (il nomignolo criminale del boss, ndr) avrebbero fatto molti affari insieme. Soprattutto affari di droga.
“Quando è uscito dal carcere, nel 2015, ci siamo incontrati e facevamo anche affari assieme, mi disse che aveva diversi contatti per fare arrivare rilevanti quantità di cocaina e marijuana anche attraverso Sebastiano Sardo”.
Il pentito racconta che nel 2017 il fratello di Mario, Alessandro, gli raccontò una serie di particolari sulla ormai famosa costituzione della “nuova famiglia” che avrebbe dovuto prendere piede oltre dieci anni fa.
”Alessandro mi disse anche che nel 2009 Pippo Martiddina (Squillaci) e Ciccio La Rocca (boss di Caltagirone) avevano fatto i battesimi e in tale contesto era stato fatto uomo d’onore Alessandro Strano, nonché Piero Crisafulli e Santo Panitteri (Santo Di Benedetto, ndr) il quale ultimo, in seguito, me lo ha confermato direttamente.
Ho chiesto anche a Ciccio La Rocca conferma – continua a raccontare il pentito – eravamo in due sezioni diverse a Bicocca nel novembre 2017, lui era stato tradotto per un processo, era al primo piano e io al secondo. lo dalla mia finestra vedevo il ‘passeggio’ e, avendolo notato, gli chiesi conferma e mi disse che ciò che mi aveva riferito Alessandro era corrispondente alla realtà“.
La scelta di cambiare casacca mafiosa da parte degli Strano sarebbe stata legata al progetto di Santo La Causa, all’epoca reggente dei Santapaola, di ucciderli.
Caruana spiega: “Ciò a causa di alcuni fatti risalenti al 1999, in particolare per la faccenda dell’omicidio di Salvatore Pappalardo (uomo d’onore, ndr) … soggetto vicino a Santo La Causa ed in ragione della individuazione di chi avrebbe dovuto comandare a Monte Po. Il mandante dell’omicidio è Antonino Santapaola che era vicino agli Strano e voleva salvaguardarne il potere. Santo La Causa intendeva dunque vendicare lo morte dell’amico“.
Ma quel progetto di sangue è fallito con gli arresti nel blitz Summit del 2009. Quanto i carabinieri hanno interrotto il summit della cupola della famiglia Santapaola-Ercolano in una villetta di Belpasso. L’incontro era stato convocato proprio da La Causa.
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01 Settembre 2020, 06:42