20 Marzo 2016, 16:58
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PALERMO- Eleonora non è mai andata via. Ancora adesso, silenziosamente, continua a percorrere le strade del nostro cuore. Questa è la storia di una resurrezione quotidiana, di un esserci per sempre su cui non cala mai la notte della tristezza.
Eleonora Marsala era la ‘ragazza con la chemio nella borsetta’, morta dopo una coraggiosa battaglia contro il suo male e dopo avere distillato la speranza tra le pagine di un blog. Niente è andato perduto di quella comunicazione generosa, fiorita da un corpo che soffriva. Racconta Alfredo Stabile, suo amico: “Quando ho saputo che erano ormai gli ultimi giorni, mi sono precipitato da lei. Ele ha avuto la forza di sorridermi e di chiamarmi, dal letto. Non lo dimenticherò mai, Allora ho pensato che di quel sorriso non si dovesse perdere il nome”. Così Alfredo – che è il presidente di Arcaverde, una onlus con molte buone azioni in cantiere – ha intitolato il centro educativo dell’associazione alla memoria della ragazza che nella sua borsetta teneva la chemio e un’anima odorosa di bianco.
Siamo in via Manfredi, sulle rive dell’Oreto, trincea problematica, zona di confine di una città che dimentica facilmente se stessa. “Al momento – racconta Alfredo – ci occupiamo di venticinque bambini. Abbiamo il doposcuola, la ludoteca, facciamo attività di laboratorio. Ele collaborava con noi come psicologa, grazie anche ad alcuni progetti curati da lei siamo andati avanti. Il nostro obiettivo è togliere i piccoli dalla strada”.
Nella buro-letteratura dei documenti ufficiali sarebbero definiti quali ‘minori a rischio’. Ma sono soltanto bimbi sperduti in un mondo che ha denti acuminati. “Qualcuno – spiega Alfredo – ha i genitori separati, oppure reclusi. Siamo contenti quando uno di loro viene a dirci: ‘qui con voi sono felice’. Volevano molto bene a Ele. Su una parete del centro c’è una sua bellissima e grande fotografia. Qualche bimbo ci ha chiesto dove fosse finita. Abbiamo raccontato la verità a tutti con la massima delicatezza possibile. Qualche altro, adesso, manda baci alla sua foto o si ferma per accarezzarla”. Questo è il miracolo di Eleonora Marsala che non ha smesso di percorrere le strade che portano al cuore. La sua scomparsa è ancora una ferita coperta di sale, ma il suo ritrovarsi con chi le ha voluto bene è una locazione del Paradiso in terra.
Tempo fa, sua madre Antonella narrava: “Mia figlia ha dato un esempio quotidiano di amore. Non a parole, con i suoi gesti. In ospedale, una suora, vedendola sofferente, le ha detto: ‘Se vuoi, puoi prendertela anche con Gesù, puoi tirargli le orecchie. Lui capirà’. Ele ha risposto con un filo di voce: ‘Non ho nessun motivo di prendermela con Gesù’. Ha dato una prova da piccola, grande donna. A un certo punto ha capito come sarebbe andata a finire. E non si è abbandonata alla disperazione. Ha camminato sulla sua strada di coraggio. Perfino il dolore fisico non ha avuto la meglio su di lei. Ha sopportato il male con fierezza e dignità. Tutti la amano, tutti non la scorderanno mai”. Era la testimonianza di una mamma che non si è mai rassegnata alla perdita della figlia. E non è illusione. Solo un altro modo di amare.
“Secondo me la vita di una persona che ha il tumore può essere paragonata al ‘gioco dell’oca’, ovviamente non per sminuire il tutto, ma per spiegare (e spiegarmi), che si fanno passi avanti, ma ogni tanto può succedere di tornare indietro di qualche passo, ma l’importante è continuare a giocare…. I capelli, i denti, così come la giovinezza, la pelle senza rughe, sono cose effimere, passeggere e se qualcuno ci apprezza e ci ama solo per quello non potrà mai amarci realmente, non potrà amarci a vita… perché i capelli e i denti cadono, la giovinezza sfiorisce, la pelle verrà solcata dalle rughe…”. Così scriveva di sé Eleonora, prima di andare via, per restare. Ed era già la cronaca di una resurrezione.
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20 Marzo 2016, 16:58