I boss tornano liberi| Stato d’allerta a Palermo

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12 Maggio 2017, 18:40

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PALERMO – Da Cosa nostra non ci si dimette. Si resta mafiosi per sempre, a meno che non si scelga la strada della collaborazione con la giustizia. E se i boss tornano liberi sale il livello di allerta.

“Recentemente abbiamo registrato alcune scarcerazioni che ci preoccupano un po’, ha detto il questore Renato Cortese. Il suo è un ragionamento per difetto, visto che di boss scarcerati è piena la cronaca. Gli ultimi in ordine cronologico sono tre pezzi grossi della recente Cosa nostra.

Giuseppe Scaduto, anziano boss di Bagheria, è passato dal carcere duro alla libertà. Nei suoi confronti è caduta l’accusa di avere messo a segno alcune estorsioni quando era ancora in cella per avere recitato un ruolo di primo piano nella riorganizzazione di Cosa nostra. Nel 2008, anno del blitz Perseo, era Scaduto il referente in una grossa fetta della provincia palermitana.

Una riorganizzazione a cui non aveva potuto partecipare Giulio Caporrimo. Il boss di San Lorenzo era allora detenuto. Sarebbe stato scarcerato nel 2010. Un anno dopo, nel 2011, fu lui a organizzare la riunione dei capimafia a Villa Pensabene, ristorante-maneggio allo Zen. Pochi mesi dopo il nuovo arresto. Due mesi fa la scarcerazione. I suoi legali hanno hanno ottenuto che l’ultima condanna a dieci anni venisse ricongiunta con una precedente già scontata, sulla base del cosiddetto “cumulo”. E così il boss ha lasciato il carcere.

Proprio come Tommaso Di Giovanni, già reggente del mandamento di Porta Nuova. Nel suo caso a fine 2016 sono scaduti i termini massimi di custodia cautelare. In carcere c’era finito nel 2011. La sentenza definitiva non è arrivata in tempo e cioè prima che scadesse il termine massimo di carcerazione preventiva.

Scaduto, Caporrimo e Di Giovanni sono solo gli ultimi scarcerati eccellenti di una lista che va aggiornata giorno dopo giorno e alla quale il nuovo numero del mensile S in edicola nei prossimi giorni dedicherà un approfondimento.

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12 Maggio 2017, 18:40

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