10 Settembre 2017, 06:32
3 min di lettura
CATANIA – “Compare, vedi che la partita non era a Zafferia, ti hanno informato male… un bacio… a dopo”. A parlare è un esponente delle forze dell’Ordine nel corso di una telefonata intercettata dai Carabinieri dei Ros di Messina. Dall’altra parte della cornetta c’è Pasquale Romeo, nipote del boss Nitto Santapaola, una fra le trenta persone arrestate lo scorso 6 luglio nell’ambito dell’operazione Beta, a cui il mensile “S” disponibile in tutte le edicole siciliane dedica uno speciale. Si tratta del blitz coordinato dalla Procura di Messina che ha consentito d’individuare la presenza di una cellula di cosa nostra catanese nel capoluogo peloritano. Ma l’uomo non parla davvero di una partita. Stando agli esiti delle indagini, starebbe usando un linguaggio in codice per riferirsi invece a un controllo che la Polizia avrebbe eseguito in una delle numerose attività di gioco d’azzardo e di raccolta scommesse clandestine gestiste dai nuovi “cavalieri” del clan dei Santapaola. Operazioni circa le quali gli indagati sarebbero stati messi al corrente con largo anticipo proprio grazie ai rapporti ‘privilegiati’ intrattenuti con alcuni esponenti delle forze dell’Ordine. Una fitta rete di contatti definita “inquietante” dalla magistratura.
Al vertice del gruppo criminale si posiziona Vincenzo Romeo, fratello di Pasquale, sotto la supervisione del padre Francesco Romeo, rispettivamente nipote e cognato del pericoloso boss Nitto. Le indagini si concentrano proprio sulla scottante relazione intercorsa tra il presunto capo dell’organizzazione mafiosa, Vincenzo Romeo e Antonino Romeo, dipendente, all’epoca delle indagini, del reparto tecnico logistico amministrativo della Guardia di Finanza – Regione Sicilia. Quest’ultimo “con la sua gestione antiviolenza e antipizzo del territorio” sarebbe stato un funzionario integerrimo da taluni persino “apprezzato”, scrivono gli inquirenti. Lo stretto legame tra i due sarebbe inoltre emerso dal fatto che Vincenzo nelle conversazioni era solito rivolgersi a Nino chiamandolo “cugino” nonostante i due non fossero affatto legati da gradi di parentela. L’articolazione territoriale dei Santapaola avrebbe, inoltre, gestito a Messina diversi affari e “truccato” appalti pubblici sempre grazie all’apporto che sarebbe stato fornito da impiegati corrotti del Comune di Messina e da uomini delle forze dell’Ordine.
LE INTERCETTAZIONI – Secondo il quadro delineato dagli investigatori, proprio nel giorno in cui si è svolto un controllo amministrativo nei locali delle attività commerciali riconducibili agli interessi della cosca, Enzo Romeo, il presunto boss, ha tentato ripetutamente di mettersi in contatto telefonicamente con Antonino Romeo, il dipendente della guardia di Finanza. Gli inquirenti analizzando alcune intercettazioni hanno scoperto che quest’ultimo avrebbe lasciato “presumere che potesse offrire effettivamente a Vincenzo Romeo un ausilio utile”. Il dipendente della Guardia di finanza avrebbe insomma fatto capire al capo della cellula peloritana di cosa nostra di potergli sistemare i guai agendo proprio dall’interno degli uffici delle Fiamme Gialle.
I PRESUNTI RAPPORTI CLIENTELARI TRA MAFIA E FORZE DELL’ORDINE – Dalle indagini spunta anche un altro contatto di Vincenzo Romeo con un’utenza intestata ancora una volta al comando della Guardia di Finanza e utilizzata da un uomo, sul cui nome la Procura mantiene il riserbo, chiamato dall’indagato con l’appellativo “Zio Frank”. E da tale rapporto – scrivono gli inquirenti – sarebbe emerso che lo “zio Frank” aveva “la necessità che il nipote di Nitto Santapaola, Enzo Romeo, s’interessasse per trovare un posto di lavoro al proprio figlio”. I due avrebbero concordato diversi appuntamenti. In un dialogo telefonico Vincenzo Romeo parla con lo zio Frank a proposito delle condizioni di salute della madre; l’uomo, lo Zio Frank, dice a Romeo che “voleva ricordargli il discorso del figlio” con la promessa da parte del presunto boss che si sarebbero aggiornati al più presto sulla questione. In un’altra telefonata i due ritornano nuovamente sullo stesso discorso, ed Enzo stavolta risponde “che sta aspettando, che ha dato il tutto”, ed ha “anche parlato con delle persone” e cita infine il nome di una nota catena di supermercati. Le persone di cui parla gli avrebbero riferito che “appena avevano qualcosa gli facevano sapere” e che comunque “l’indomani – diceva allo zio Frank – sarebbe nuovamente passato dal posto per avere novità da questi”. Continua a leggere sul mensile S in edicola ulteriori particolari.
Pubblicato il
10 Settembre 2017, 06:32