I colletti bianchi della Sp 102| Con Ferlito sei indagati eccellenti

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07 Maggio 2015, 05:02

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CATANIA- Registri di movimentazione dei materiali non aggiornati, quantità modificate a penna e un danno da 400mila euro nei confronti della Incoter, impresa mafiosa confiscata dallo Stato.

Nella maxi indagine sugli appalti della strada provinciale 102, è stato chiesto il rinvio a giudizio di esponenti eccellenti del mondo dell’impresa e della politica. Oltre al noto Salvatore Ferlito, presidente dell’Ance, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio di Gaetano Anastasi, consigliere comunale di Castel di Judica, militante del Mpa e genero di Vincezo Basilotta, il re del movimento terra condannato per concorso in associazione mafiosa. Imputati anche Salvatore Basilotta, figlio di Vincenzo, due ingegneri dipendenti della Provincia regionale di Catania, Leonardo Musumeci e Giuseppe Todaro e Giuseppe Santangelo, sorvegliante della cava Incoter, in parte confiscata dalla Procura di Catania.

Un’indagine complessa che il Procuratore capo Giovanni Salvi ha affidato al Pm Antonino Fanara, un lavoro non semplice, in cui nulla è stato lasciato al caso. La Dia guidata da Renato Panvino ha eseguito appostamenti e un’analisi scrupolosa di ogni documentazione, solo in questo modo è stato possibile far venire alla luce il sistema con cui, secondo le ipotesi investigative, sarebbero stati gestiti gli appalti della strada provinciale 102. Qualche tempo addietro, del resto, era stata proprio la Direzione investigativa antimafia a sequestrare il patrimonio dei Basilotta, terreni e imprese del valore di 30milioni di euro.

TUTTE LE ACCUSE. Il Primo capo vede imputati Salvatore Ferlito quale amministratore di fatto della Costruzioni Meridionali Spa e la moglie quale amministratrice di diritto dell’impresa che si era aggiudicata l’appalto dei lavori di ripristino della strada provinciale 102.

Ferlito avrebbe concesso, senza l’autorizzazione dell’autorità competente, in subappalto alla Incoter dei Basilotta, “i lavori di scarifica stradale, fornitura e posa in opera dei conglomerati bituminosi”.

Il reato sarebbe stato commesso con il concorso di Leonardo Musumeci, ingegnere, coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione dell’appalto e con l’ingegnere Giuseppe Todaro, direttore dei lavori. Musumeci e Todaro sono dipendenti della Provincia, la Procura li accusa di aver omesso di fermare immediatamente i lavori una volta constatato che “alcune opere erano eseguite direttamente dalla Incoter”.

Il responsabile delle commesse con la Comer di Ferlito era proprio Salvatore Basilotta, figlio di Vincenzo, accusato di gestione di rifiuti non autorizzata in concorso con Gaetano Anastasi e Giuseppe Santangelo, sorvegliante della cava: avrebbero effettuato la raccolta, il trasporto, recupero, smaltimento e commercio di rifiuti non pericolosi.

L’accusa di truffa aggravata dal favoreggiamento alla mafia vede imputati Salvatore Ferlito, Sebastiana Coniglio, Salvatore Basilotta, Gaetano Anastasi e Giuseppe Santangelo.

Salvatore Basilotta, quale socio della Incoter confiscata, si sarebbe occupato in prima persona dei contratti di fornitura di materiali e nolo di mezzi industriali con la Comer di Ferlito.

Secondo le tesi dell’accusa, sarebbe esistito un accordo tra Salvatore Basilotta e i titolari della Comer per fare eseguire alla Incoter i lavori in subappalto, stipulando contratti per la fornitura di conglomerato bituminoso, materiale di cava e per il nolo a freddo di mezzi della Incoter, cioè senza autiti né personale.

La Procura punta l’attenzione sul fatto che, in realtà nel cantiere appaltato alla Comer, avrebbero lavorato i dipendenti della Incoter, azienda confiscata, producendo un danno erariale alla gestione giudiziaria. Ricordiamo che la Comer aveva preso a noleggio solo i macchinari dell’azienda confiscata.

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I dipendenti dell’azienda confiscata si sarebbero occupati di fresatura e scarifica del tratto stradale interessato, trasporto del materiale, riutilizzo del materiale, fornitura di conglomerati bituminosi.

A questo si aggiunge che l’unità di misura del prezzo nel contratto di fornitura del bitume firmato tra Incoter e Comer nel 2012 sarebbe stato “modificato a penna”, “rapportandolo non più a metri cubi, ma a metri quadri, senza indicare alcun spessore, rendendo così di fatto non certa e contestabile la fatturazione di Incoter a Comer.

Gli imputati avrebbero omesso di certificare il deposito, negli stabilimenti della Incoter, del rifiuto derivante dalla scarifica dell’asfalto, permettendo alla Incoter dei Basilotta di fatturare alla Comer “le procedure per la gestione di tali rifiuti per oltre 100mila euro”.

Per nascondere agli amministratori giudiziari della Incoter quello che accadeva, Basilotta non avrebbe ottenuto l’autorizzazione al recupero del materiale asportato come misto stabilizzato e non avrebbe aggiornato i registri di carico e scarico.

Questo meccanismo avrebbe causato un danno di 400mila euro. La Procura contesta le aggravanti di “aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività di cosa nostra, diminuendo l’efficacia della confisca di prevenzione dell’impresa mafiosa Incoter”.

LA REPLICA. Contattato da Livesicilia, il presidente dell’Ance si è detto amareggiato, ma “sicuro di riuscire a chiarire ogni cosa agli inquirenti”. “Non ho favorito i Basilotta -conclude Ferlito- ogni cosa è avvenuta alla luce del sole e lo dimostreremo”

LA SOLIDARIETA’ DI ANCE SICILIA  – Il Comitato di presidenza dell’Ance Sicilia esprime solidarietà al presidente Salvo Ferlito per cui la procura catanese ha chiesto il rinvio a giudizio per truffa con l’aggravante di avere agevolato l’associazione mafiosa. ”Conoscendo la sua storia personale – dice una nota dell’Ance – di imprenditore che ha dimostrato finora di non essersi piegato a compromessi di alcun tipo, crede nella coerenza dei suoi comportamenti. Si affida totalmente e doverosamente alla serenità di giudizio e all’operato dei magistrati, rispettandone le decisioni finali, nella certezza che faranno piena luce sui fatti oggetto dei procedimenti. Il comitato di Presidenza conferma l’impegno per la trasparenza e la legalità a difesa dei legittimi interessi di tutte le imprese edili associate, che vivono un momento di grave crisi economica”.(ANSA)

 

 

 

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07 Maggio 2015, 05:02

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