14 Luglio 2011, 12:24
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Il video dell’operazione Hybris, mostruoso nei contenuti e altamente scioccante perché reale e vicino a tutti noi, fornisce l’esatta prospettiva dei commercianti palermitani, costretti a fronteggiare non soltanto gli ostacoli della crisi economica, ma anche e soprattutto le difficoltà di una città in cui il racket esiste ed è ancora, purtroppo, troppo spesso annoverato e “contabilizzato” tra le voci di bilancio delle aziende.
Oggi i commercianti, però, non sono più soli, l’associazionismo spontaneo e l’appoggio istituzionale forniscono un ombrello più o meno rassicurante che consente loro almeno il beneficio del libero arbitrio. Ma avere paura dei riscossori del pizzo è ancora lecito? Oppure chi paga, magari pensando alla famiglia o alle conseguenze della sua ribellione, deve essere considerato automaticamente un colluso?
Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio, non ha alcun dubbio: “Oggi non esiste alcun motivo perché i commercianti accettino di pagare il pizzo”. Secondo Helg il mondo è cambiato. Le operazioni di polizia, soprattutto a Palermo, sono diventate tempestive e garantiscono a chiunque di non subire ritorsioni: “Fino a qualche anno fa, effettivamente, i commercianti che pagavano potevano essere considerati delle vittime. Oggi, però, non hanno più scuse. Lo sportello per la legalità, per esempio, è solo uno dei tanti strumenti a loro disposizione”. Ma la paura, sentimento umanissimo e talvolta giustificato, è anch’essa da condannare? “Rifiutare di pagare – continua Helg- oltre ad essere un dovere civico di ogni cittadino oggi non è più una scelta rischiosa. Io, per esempio, non conosco nessuno che abbia patito le conseguenze di una denuncia”.
Secondo il presidente Helg, l’opposizione al pizzo è anche una scelta dalle ricadute prettamente economiche: “In un momento di crisi globale, non pagare i taglieggiatori, conviene. In senso assoluto, anche piccole cifre, possono essere decisive nel bilancio di un’azienda”.
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14 Luglio 2011, 12:24