I Comuni e la rivoluzione dei conti | Incombe il rischio implosione

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26 Novembre 2015, 20:02

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PALERMO – I comuni siciliani rischiano il ‘default’. Sono 272 le realtà che non hanno ancora approvato il bilancio di previsione del 2015 e si avviano così ad un rischio implosione anche a causa della nuova normativa statale che “impone misure ancora più stringenti – come spiega il segretario regionale della Cisl, Mimmo Milazzo – nella contabilità degli enti locali”. Il leader del sindacato ha parlato nel corso di un incontro nell’ambito delle “Giornate dell’economia nel Mezzogiorno”, a cui hanno partecipato anche il vicepresidente di Anci Sicilia, Paolo Amenta, il presidente della fondazione Curella, Pietro Busetta, l’assessore al Bilancio del Comune di Palermo, Luciano Abbonato, e l’esperto di contabilità pubblica, Nicola Tonveronachi.

Dal primo gennaio 2016, dunque, entrerà in vigore la nuova normativa in materia di contabilità e finanza pubblica, che impone obblighi più stringenti per comuni e province: “Gli enti locali dovranno comportarsi come le società private – chiarisce Milazzo – se avranno fondi in cassa potranno spendere, diversamente saranno costrette a dichiarare il dissesto”. Ed aggiunge: “I 390 comuni siciliani non riescono a chiudere i bilanci anche per il mancato trasferimento dei fondi regionali, ad oggi, quasi a chiusura di anno – conclude il segretario regionale Cisl – è stato erogato soltanto il primo trimestre dei fondi regionali destinati ai comuni e alle nove province”. La legge di riforma della contabilità pubblica è improntata sul principio di “armonizzazione dei sistemi contabili”, che crea, però, non pochi problemi agli enti locali: “Non è più possibile applicare normative imposte a livello nazionale che scaricano sui comuni ulteriori aggravi di spesa – interviene Amenta – quando ci troviamo in un sistema produttivo distrutto a causa dei mancati trasferimenti nazionali e regionali. Le leggi imposte dall’alto in un territorio che non riesce più a ripartire a causa di un sistema produttivo distrutto – conclude Amenta – non può far altro che travolgere i territori e quindi i comuni, l’ultimo baluardo democratico territoriale”.

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Ma la situazione finanziaria delle città siciliane appare drammatica se si considerano i 272 comuni che ad oggi non hanno ancora approvato il bilancio di previsione 2015: “Da tecnico non posso che lanciare un grido di allarme – sottolinea Abbonato -, il quadro finanziario dei comuni siciliani è drammatico se si considera che alcuni comuni siciliani non hanno ancora nemmeno discusso all’interno della Giunta la manovra di bilancio”. Ma il quadro finanziario del capoluogo non preoccupa Abbonato: “La situazione è relativamente serena – spiega -, abbiamo approvato il bilancio il primo ottobre scorso ma preoccupa sapere che dal prossimo anno avremo destinate minori risorse per circa 70 milioni di euro”.

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26 Novembre 2015, 20:02

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