Regionali in pensione prima | L’Ars si ferma per l’ex Tabella H

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21 Luglio 2014, 13:54

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PALERMO – Resta l’ultimo scoglio. Ed è sempre lo stesso. La ex Tabella H. Stamattina, alle 7,30, i deputati hanno alzato le mani. Si sono fermati lì. Non c’erano le forze per affrontare quello che, nonostante le urgenze e le difficoltà finanziarie di una intera Regione, è sempre l’argomento più controverso e il più difficile da risolvere.

L’articolo 28 prevede una serie di finanziamenti a leggi di spesa, compresi i contributi ad enti e associazioni. Un elenco di nomi che il governo ha “calato” dentro il testo della Finanziaria. E che, però, nei giorni scorsi si è arricchito di un centinaio di emendamenti. Richieste di modifica, piovute dai deputati, con le quali si proverà a inserire tra i destinatari dei contributi anche altri soggetti. Da istituti e fondazioni storiche a finanziamenti per le voci più disparate.

Pensioni baby, pensioni d’oro

Intanto, come detto, nella notte la commissione bilancio ha dato il via libera al resto del ddl. Un testo che si è arricchito, nel corso del fine settimana, di emendamenti che hanno introdotto modifiche importantissime per i regionali. Soprattutto sul tema delle pensioni. Già sabato notte, infatti, la commissione bilancio aveva dato il proprio via libera a una deroga che consentisse ai dipendenti regionali di andare in pensione attraverso il sistema “pre-Fornero”. Ma è giallo sui termini della norma. Mentre secondo alcuni deputati della commissione, i regionali potranno andare in pensione a 58 anni con 39 anni di contributi, a 59 anni con 38 anni di contributi e a 60 anni con 37 anni di contribuzione, arriva la precisazione dell’assessore alla Funzione pubblica Patrizia Valenti: “La norma sui pensionamenti per i regionali, approvata ieri in commissione Bilancio dell’Ars, – ha detto- ricalca in linea di principio i contenuti della legge nazionale 135 del 7 agosto 2012. I requisiti minimi per richiedere la pensione dal 2014 al 2017 sono 61 anni di età anagrafica e 35 anni di anzianità contributiva e la somma di questi due voci dovrà risultare pari a 97. Dunque per andare in pensione i dipendenti dovranno avere 62 anni di età e 35 di contributi o in alternativa 61 anni di età e 36 di anzianità di servizio”. Mentre gli statali, al momento, possono andare in pensione a 65 anni con 40 anni di contributi se donne a 67 anni se uomini. La norma è rivolta anche gli enti controllati dalla Regione che hanno il contratto dei regionali.

La Finanziaria poi ha introdotto anche un ulteriore contributo di solidarietà sulle cosiddette “pensioni d’oro”. Un 3,5% in più per le pensioni già individuate da un comma dell’ultima Finanziaria nazionale. Il comma in questione infatti recita: “A decorrere dall’1 gennaio 2014 e per un periodo di tre anni, sugli importi dei trattamenti pensionistici corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie complessivamente superiori a quattordici volte il trattamento minimo INPS, e’ dovuto un contributo di solidarieta’ a favore delle gestioni previdenziali obbligatorie, pari al 6 per cento della parte eccedente il predetto importo lordo annuo fino all’importo lordo annuo di venti volte il trattamento minimo INPS,nonche’ pari al 12 per cento per la parte eccedente l’importo lordo annuo di venti volte il trattamento minimo INPS e al 18 per cento per la parte eccedente l’importo lordo annuo di trenta volte il trattamento minimo INPS”. A queste aliquote, come detto, verrà aggiunto il 3,5% . Una norma firmata direttamente dal presidente della Regione, ma “rivendicata” dal Movimento cinque stelle. “Il presidente ha copiato la nostra proposta”, hanno sotanzialmente detto i grillini all’Ars.

Cancellato l’assegno di solidarietà

Salta invece l’assegno di solidarietà che era stato fortemente voluto dal presidente della Regione e criticato da esponenti della sua maggioranza. L’idea iniziale prevedeva un contributo di 500 euro al mese per quelle famiglie con un Isee inferiore ai 5 mila euro annui. “Una misura di puro assistenzialismo”, avevano tuonato in tanti. E per di più, la copertura finanziaria prevista avrebbe potuto destinare il contributo a una ristrettissima fascia di indigenti. Così, il governo ha deciso di riscrivere la norma. Quei soldi saranno utilizzati come incentivi alle imprese per le assunzioni. Alla norma adesso sono destinati circa 18 milioni di euro più le somme derivanti dal taglio alle pensioni d’oro. Altre somme minori arriveranno da altri risparmi di spesa ed avanzi di fondi regionali. Le somme andranno destinate per la metà all’assunzione di lavoratori svantaggiati, molto svantaggiati o disabili con età superiore a 34 anni e per l’atra metà per le stesse categorie, ma per soggetti di età inferiore ai 34 anni.

Salta la norma “salva-fedelissimi”. Sì agli stipendi

Bocciata in commissione invece una norma che aveva suscitato numerose e diffuse polemiche. Un comma dell’articolo 35 infatti recitava: “Le limitazioni di cui al 4 comma dell’articolo 20 della legge regionale n. 11 del 2010 e successive modifiche ed integrazioni non si applicano alla seguenti società: Riscossione Sicilia S.p.A., IRFIS fin Sicilia s.p.a, AST S.p.A e Sicilia e Servizi S.p.A”. Tradotto: la norma rispetto alla quale il governo voleva una deroga è quella che prevede il tetto di 50 mila euro per gli amministratori di società partecipate. L’esecutivo di Crocetta ha chiesto l’abolizione di quel tetto per quattro società. Nei cda della quali siedono molti uomini graditi al presidente (da Ingroia a Polizzotto). Stanotte la commissione ha invece accolto l’emendamento soppressivo del deputato di Forza Italia Riccardo Savona. E ha detto “no” a quella deroga. Resta il tetto.

Via libera, infine, agli stanziamenti per migliaia di lavoratori. Si tratta di Forestali, dipendenti dei Consorzi di bonifica, Esa ed Eas. “Abbiamo garantito gli stipendi fino al 31 dicembre” ha assicurato il vicepresidente della commissione bilancio Vincenzo Vinciullo.

Si riparte dalla Tabella H.

La seduta, terminata alle 7 e mezza del mattino, ha “obbligato” i deputati a concedersi qualche ora di riposo. Si riprenderà alle 17. Dall’articolo 28. Un articolo che, di fatto, fa risorgere una mini-tabella H. E che ha ovviamente “calamitato” gli emendamenti dei deputati regionali (un centinaio, in tutto, solo su quell’articolo). Di fronte a quella norma, i deputati si sono arresi. E si sono fermati. Si riprenderà nel pomeriggio. E si prospetta una riunione “infuocata”. Certe cose, insomma, non cambiano mai.

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21 Luglio 2014, 13:54

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