26 Aprile 2017, 06:00
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PALERMO – “I Comuni dovranno destinare ai disabili il dieci per cento dei bilanci? No, parliamo del dieci per cento del trenta per cento”. C’è stato un momento, la settimana scorsa, in cui il groviglio dei numeri è sembrato inestricabile. Una specie di punto di non ritorno, in questa “caccia al tesoro” che ha assunto toni imbarazzanti. E non solo a causa degli estemporanei conteggi del presidente della Regione Rosario Crocetta, ma anche per le sue sparate a Sala d’Ercole, quando, invece di scegliere un tono dimesso che forse sarebbe stato più adatto di fronte a un fallimento politico-amministrativo abbattutosi sulla pelle dei più deboli, ha rilanciato, senza rossore: “I disabili devono essere una priorità”. Come se non governasse lui. Come se non governasse da quattro anni e mezzo.
Ma la surreale seduta di venerdì è solo l’ultima puntata di una telenovela che si trascina da un po’. Dalla sortita delle Iene e dei fratelli Pellegrino alla ricerca dell’allora assessore alla Famiglia Gianluca Micciché, da quella di Pif faccia a faccia col presidente Crocetta, fino alle ultime prese di posizione di artisti e vip che hanno accompagnato o sostenuto le marce dei diretti interessati. I disabili che ieri hanno chiesto: “Dimettetevi tutti”. A conferma che, forse troppo sbrigativamente si è pensato che il problema fosse solo uno dei cinque assessori alla Famiglia che si sono dati il cambio in questa disgraziata legislatura.
Ma tra la puntata delle Iene e i “numeri” di Crocetta, c’è un po’ di tutto. Proclami, spot, proposte e polemiche. E un balletto, a tratti insopportabile, di una politica che sta cercando di mettere pezze su falle verso cui non ha mai voluto volgere lo sguardo. Che sta correndo invano per recuperare un terreno perduto definitivamente: quello della programmazione, parola dal significato oscuro in questi quattro anni e mezzo, dovunque tu ti volti in Sicilia.
In principio fu il Fondo per la disabilità. La prima risposta di Crocetta alle polemiche. “Adesso, per fortuna, ci sono io”, disse dopo le dimissioni di Micciché. Come se prima, lui non ci fosse. Il Fondo ammonta a 36 milioni. E serve a poco o nulla, visto che il fabbisogno annuo è di almeno 700 milioni di euro. In quell’occasione, ecco le altre sparate. Come quella che prevedeva l’utilizzo dei precari siciliani per assistere i disabili (come se per quelle attività non servisse personale specializzato) e la roboante “cabina di regia”, dalla quale decise di andare via subito proprio il Garante per la disabilità.
Da lì, le cifre hanno iniziato a danzare vorticosamente. A cominciare dalla norma che il governatore Crocetta voleva inserire nella manovra finanziaria attualmente a Sala d’Ercole. Dove trovare i soldi? Ecco giungere una idea “geniale”: nessun taglio, ma nuove tasse per i siciliani. Una somma di circa 135 milioni l’anno ricavata dal mantenimento dei livelli massimi di Irpef e Irap, che sarebbero invece scesi visto che la sanità siciliana è uscita dal “Piano di rientro del deficit”.
Gli atri soldi? Poco meno di 300 milioni sarebbero quelli stanziati ogni anno dal Servizio sanitario e altri 32 milioni sarebbero giunti dal Fondo nazionale per le non autosufficienze. Insomma, Crocetta fino a quel punto non ci avrebbe messo un euro. Anche il resto sarebbe venuto fuori da tagli che non riguardano espressamente la Regione. Saranno i Comuni, infatti, a partecipare con una quota pari al 10 per cento dei propri finanziamenti: una fetta che viene quindi “vincolata” per l’assistenza: e fanno 34 milioni di euro. Altri 12 milioni di euro, o poco meno, sarebbero stati il frutto di riduzione dei finanziamenti della Formazione destinati ai giovanissimi (il cosiddetto obbligo formativo). Gli ultimi 36 milioni sono quelli previsti nel Fondo approvato poche settimane fa dall’Ars.
È la soluzione definitiva? Quando mai. Inteviene l’Ars e cambia tutto, o quasi. Nessun “aumento delle tasse”. I soldi vanno trovati altrove. Dove? Oltre ad alcune voci confermate rispetto alla proposta del governo, ecco che viene quasi cancellata la posta relativa all’aumento delle tasse. Soldi che sarebbero reperiti, invece, dalle nuove entrate sull’Iva e dai risparmi (circa 50 milioni) ottenuti dalla Centrale unica per gli acquisti. A quel punto, però, ecco che “sparivano” anche venti milioni di euro dei 36 inizialmente previsti nel Fondo per la disabilità. Una novità che ne ha innescato ovviamente un’altra. Quella del governatore Crocetta che ha rilanciato: “Togliete venti milioni? E io ne metto altri cento”. Tutti in un emendamento, che in realtà poi finirà per prevederne non più cento, ma ottanta (i 20 restanti milioni avevano una “copertura” assai ballerina).
Da dove vengono presi questi altri soldi? Circa 51 milioni dall’Irfis, la “quasi banca” che ha il compito di concedere prestiti e finanziamenti a privati e imprese, altri 25 milioni dovrebbero arrivare dalle tasse automobilistiche e 4 milioni verranno prelevati dai contributi per Riscossione Sicilia. Nei prossimi anni, poi, i soldi dovrebbe metterli anche il Fondo pensioni.
Questo, fino a oggi, il balletto delle cifre. Che venerdì, però, ha scelto come scenografia quella di Sala d’Ercole. Dove sono deflagrati i primi problemi: perché togliere 34 milioni ai Comuni già “alla canna del gas?”. E ancora, “sa il governo che quei Comuni destinano già il 30 per cento dei propri bilanci agli interventi per il sociale disciplinati dalla legge 328 del duemila?”. E ancora, “la norma così come è stata infine riscritta, garantirà per l’assistenza ai disabili somme in più, somme in meno, o sempre le stesse somme?”. Dubbi legittimi. E nemmeno tanto chiariti. Tranne uno: non c’è, nella prima delle norme approvate dall’Ars, un euro aggiuntivo messo dalla Regione. Ma solo un “vincolo di destinazione” a spese che i Comuni prevedono ogni anno. “Il dieci per cento? È solo il dieci per cento del trenta per cento” dirà Crocetta a un certo punto. Alla fine, però, non sarà nemmeno così. Nelle prossime ore – oggi dopo il ponte Sala d’Ercole tona a riunirsi -, quando si arriverà all’articolo 15, previsti i nuovi valzer di numeri, la nuova puntata della “caccia al tesoro”. Nei confronti della quale, però, i disabili hanno già deciso: “Andate tutti a casa”.
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26 Aprile 2017, 06:00