12 Agosto 2014, 05:20
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CATANIA – Un boss deve anche saper delegare. Nuccio Mazzei, latitante da mesi, aveva scelto i suoi più stretti “collaboratori”. Due sono i nomi che più di tutti hanno dimostrato fedeltà incondizionata al figlio del Carcagnusu: Giacchino Intravaia e Gaetano “funciutu” Pellegrino. Il secondo è sfuggito al blitz Ippocampo.
IL COGNATO. Il ragioniere chiede il conto troppo spesso e questo fa “gonfiare” Giacchino Intravaia. Una richiesta più che normale quella del professionista, ma se la parcella arriva nelle mani del cognato di Nuccio e marito di Simona, figli del capomafia al 41bis Santo Mazzei, le cose cambiano. In una delle intercettazioni dell’inchiesta Ippocampo, condotta dal Centro Dia di Catania con il coordinamento del pm Jole Boscarino, emerge che Intravaia si “lamenta” del comportamento di “quel mongoloide di ragioniere” che chiede “troppi soldi”. E allora quale è la soluzione? “Questo ora usca coppa” (Questo ora avrà botte ndr), è la conclusione del cognato di Mazzei.
E pensare che il ragioniere è lo stesso protagonista di un’altra intercettazione. Il commercialista, infatti, si sarebbe rivolto ad Intravaia per intervenire “in suo favore a seguito dell’aggressione da lui subita ad opera del compagno della sua ex moglie”. L’indagato avrebbe assicurato il suo aiuto e avrebbe convocato il ragioniere (quello mongoloide ndr) ad un agriturismo (attività al centro delle indagini della Dda) per un appuntamento.
Temperamento autoritario e intimidatorio quello di Gioacchino Intravaia. Il tipico atteggiamento del “boss”, o del presunto tale. Un linguaggio colorito che deve spaventare, o per usare le parole del Gip Francesca Cercone nell’ordinanza, “capace di esercitare un forte potere di intimidazione nei confronti di soggetti cui, di volta in volta andava a relazionarsi”.
Insomma Intravaia non scherza. In un’intercettazione parlando con un’altra persona (non identificata dalla polizia giudiziaria) afferma: “Sparaci a coso, sparaci, a Domenico, nelle ruote”.
U FUNCIUTU. E se Intravaia si sente quasi “obbligato” ad essere fedele in quanto appartenente, anche se acquisito, della famiglia, Gaetano Pellegrino, sfuggito al blitz del mese di luglio, è uno pronto a tutto pur di assecondare gli ordini del capomafia. “Se domani mi dice: devi ammazzare mia moglie, Enza io ti ammazzo” afferma durante una conversazione con la consorte di Mazzei intercettata dalla Dia.
Funciutu ha la sua autonomia. Agisce anche senza l’assenso del boss. “Se io vedo una cosa, me la sbrigo io, non te la vengo a raccontare a te… – dice Pellegrino a Mazzei – l’importante è che io ti tengo l’ordine. Perché – spiega – domani tu puoi dire: c’eri tu Gaetano, che cosa hai fatto? Ti fai fare queste cose davanti”.
Gaetano Pellegrino ha anche il compito di “informare” il boss dei Carcagnusi di ciò che accade. Addirittura Funciutu racconta al capomafia di un certo comportamento tenuto da uno dei figli, che sarebbe andato da un tale Zazzamita affermando “non perché manca mio padre, dice, voialtri dovete approfittarvene… all’orario dovete chiudere”. Chiaro che nipote del capomafia voleva curare gli affari di famiglia e sostituirsi al genitore assente.
Mazzei nella sua latitanza non può contare sui suoi fedelissimi finiti nel mirino delle forze dell’ordine. Negli ultimi mesi si è creato il vuoto attorno al boss, che si trova sempre più isolato. Un cerchio sempre più stretto attorno al figlio di Santo U Carcagnusu. Pochi giorni fa è stato arrestato Mario Pappalardo, altro “colonello” del clan. Braccato anche Gaetano Pellegrino. Ora spetta alla Procura e al fiuto investigativo della polizia giudiziaria far scoccare la freccia e annientare il bersaglio, assicurando Nuccio Mazzei alla giustizia.
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12 Agosto 2014, 05:20