I due omosessuali cacciati dal pub| Munafò (PDL): “Solidarietà a chi ama”

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10 Novembre 2009, 13:04

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Da facebook alla vita reale. Sulla vicenda dei due ragazzi omosessuali discriminati per un bacio in un noto locale della movida palermitana, si è aperto un dibattito molto accesso nella celeberrima piazza virtuale.

Tra coloro i quali si sono schierati dalla parte dei due giovani innamorati, Stefania Munafò, vice capogruppo del Pdl in consiglio comunale, che ha scritto un messaggio molto esplicito sulla sua bacheca, provocando numerose e discordanti reazioni tra i suoi commentatori. Nel post al centro della polemica, la Munafò dichiarava: “sabato sera gravissimo avvenimento alla discoteca Birimbao di Palermo: minacce e botte per un bacio tra due gay. È assurdo che avvengano cose di questo tipo nella quinta città d’Italia… è assurdo che ci sia qualcuno che vuole difendere chi ha commesso questo grave gesto di inciviltà e di omofobia… solidarietà a chi ama chi vuole”.

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Volendo indagare sulla vicenda, emerge che la consigliera conosce personalmente i due giovani, sui quali ha detto: “sono due ragazzini, non avranno più di 25 anni. Sarà già abbastanza complicato, per loro, vivere il loro amore. Se, in più, ci si mettono anche questi episodi, la situazione diventa insostenibile. Qualcuno li ha accusati di avere manifestato effusioni ben più spinte di un innocente bacio. Io so che non è andata così. Ma anche se fosse? Quante coppie etero si vedono, negli angoli delle discoteche, in atteggiamenti al limite del decoro? Eppure nessuno dice niente. In qualità di consigliere – prosegue la Munafò – presenterò una mozione in consiglio, magari provando a coinvolgere anche Arcigay, per attivare da parte del Comune azioni di sensibilizzazione contro l’omofobia”.

Provando, invece, a guardare, più in generale, al tema dell’integrazione in città, la giovane amministratrice rompe gli schemi del politically correct e dichiara con assoluta fermezza: “io credo che a Palermo più che parlare d’integrazione, bisognerebbe purtroppo parlare d’ipocrisia. La gente ha paura di essere etichettata come razzista e quindi, a mio avviso, si finge aperta alle altre culture. In realtà, se un ragazzo di colore si ritrova in panne per strada, chi si ferma a dargli una mano? Attenzione: io non recrimino nessuna posizione, ciascuno è libero di pensarla come meglio crede. Ma la violenza non può essere tollerata in nessun caso”.

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10 Novembre 2009, 13:04

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