I fondi, il patrimonio, le spese | Tutte le irregolarità del bilancio

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16 Dicembre 2019, 06:04

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PALERMO – E adesso parte la corsa per mettere a posto i conti. I problemi, del resto, non riguardano solo il maxi disavanzo. La Corte dei Conti ha segnalato anomalie nel bilancio di gestione, accantonamenti non corretti e problemi con gli inventari. Quella che emerge dal giudizio di Parifica di venerdì scorso è una Regione incapace di conoscere il proprio patrimonio, senza i programmi per una corretta contabilità economica, e senza le giuste informazioni per calcolare il valore dei rischi. E così mentre ci sono “errori” nelle partite nel Conto del bilancio che comunque viene dichiarato regolare, del tutto irregolare è la gestione di alcuni fondi del rendiconto, il conto economico e lo stato patrimoniale.

La lettura del dispositivo del Giudizio è toccata ad Antonio Buscema, presidente della Corte dei conti, che ha guidato nell’udienza le Sezioni riunite in sede di controllo per la Regione Siciliana. La conclusione del lungo elenco d’irregolarità è stata accompagnata dall’esplosione di un brusio: una spontanea e immediata reazione dei presenti di fronte a un complesso elenco di partite “bocciate”. Ecco così le principali ragioni che hanno portato al giudizio negativo della Corte dei conti sul Rendiconto della Regione per il 2018.

Le criticità sul Conto economico e lo stato patrimoniale

La Corte dei conti ha dichiarato irregolari due intere parti del bilancio consuntivo della Regione 2018: lo stato patrimoniale e il conto economico (quel documento in cui sono sintetizzate le entrate e le uscite). I motivi di irregolarità sono piuttosto semplici. L’amministrazione regionale è in ritardo con la stima del suo patrimonio immobiliare e dei beni demaniali. Non ci sono inventari dei beni mobili e lo stesso vale per l’inventario degli oggetti d’arte. Infine non è stato ancora completato l’inventario dei beni dell’ex Azienda foreste demaniali.

Ma ci sono problemi pratici. Scrive la Corte dei conti nella relazione al Rendiconto: “È ancora irrisolta la questione di carattere generale che riguarda la mancata registrazione concomitante in partita doppia ed il mancato utilizzo della contabilità analitica mediante matrice di correlazione, al fine di realizzare il costante ed immediato collegamento tra le scritture finanziarie e la contestuale rilevazione delle correlate poste economico-patrimoniali”. Dietro questo passaggio piuttosto astruso, c’è una critica in realtà semplice: quando si compie un’operazione sia di competenza o di cassa, sia in entrata o in uscita, non c’è un programma che imputa automaticamente l’operazione nella voce corretta del conto economico.

I rilievi al Conto del bilancio

Nel conto del bilancio (e cioè il bilancio che fotografa la gestione capitolo per capitolo), come detto, sono state riscontrate alcune criticità d’imputazione. Fra queste la più grossa è l’entrata di circa 53 milioni di euro per il “rimborso di parte delle disponibilità del fondo costituito presso Irfis”. Nel suo intervento davanti le Sezioni riunite, il presidente delle Regione Nello Musumeci ha citato questa posta dicendo di non essere sorpreso delle ombre del bilancio sottolineate dalla Corte. “La contestata scelta -ha detto – è stata operata nel 2017 quando si è deciso di destinare queste risorse alla spesa corrente. Il mio governo – ha concluso – ha fatto la scelta inversa”.

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Meno soldi agli accantonamenti, più spesa

Poi c’è la questione dei fondi e degli accantonamenti che ha determinato l’“inattendibilità” del risultato d’amministrazione. “Queste Sezioni riunite- si legge nella relazione sul Rendiconto – devono ancora una volta stigmatizzare tal modus operandi della Regione che sottrae sistematicamente alla gestione di bilancio una quota rilevante degli accantonamenti di legge, generando un’impropria espansione della capacità di spesa”. Quello che succede, in altre parole è molto semplice. Esistono dei fondi d’accantonamento che servono per annullare i rischi dovuti a entrate che potrebbero non registrarsi o a uscite impreviste che potrebbero essere colpire l’ente. La legge vuole che si accantoni l’equivalente del rischio che la Regione corre. Ogni euro che si sottrae, meglio ancora non si versa in questi fondi, diventa però una risorsa che può essere spesa per le manovre finanziarie. E questo è un meccanismo bocciato dalla Corte.

Tutti i fondi irregolari

I fondi colpiti dalla pronuncia di irregolarità sono: il fondo contenzioso, il fondo crediti dubbia esigibilità e il fondo perdite società partecipate. Secondo i magistrati, nel fondo crediti dubbia esigibilità (e cioè quello per entrate che potrebbero non registrarsi), ad esempio, mancano circa 25 milioni di euro. La Regione ha messo nel fondo 121 milioni mentre sarebbero dovuti essere 146.

“Il fondo residui perenti – spiegano i magistrati – risulta alimentato e utilizzato in maniera anomala”. Irregolare è stato dichiarato anche il fondo destinato all’accantonamento per eventuali perdite delle società partecipate. Nell’importo accantonato sono indicate soltanto quattro partecipate su tredici. Anche con riguardo a queste quattro, però, il fondo “risulta inadeguato in termini di corretta quantificazione dell’accantonamento”.

Il fondo per le cause perse? Inattendibile

Infine, “il fondo contenzioso si presenta del tutto inattendibile stante l’assenza di un’apposita banca dati”. Anche se il governo regionale ha appostato in questo capitolo 109 milioni in più portandolo a un ammontare di 201 milioni di euro, per i giudici contabili non basta. La Regione avrebbe in essere cause per 578 milioni di euro mentre nel 2017 questo valore era pari a 324 milioni di euro. Senza un’apposita banca dati, manca così, un’analisi di quante fra le liti possono essere perse. Senza questo studio quindi il calcolo il fondo potrebbe non bastare a pagare i costi delle sentenze. Insomma, anche quando prova a essere più virtuosa la Regione risulta “inattendibile”.

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16 Dicembre 2019, 06:04

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