10 Agosto 2013, 06:00
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PALERMO – “Mi ha fatto piacere la solidarietà del presidente Ardizzone, perché ha voluto affermare la qualità dell’Assemblea. Ho apprezzato un po’ meno il mutismo di Crocetta che qualche parola rispetto all’attacco personale che ho subito poteva spenderla. Visto anche che ancora aspetto le sue scuse pubbliche per quando quest’estate pronunciò le stesse parole in campagna elettorale”. Giancarlo Cancelleri, capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars, non archivia la polemica aperta dalle frasi di Alfonso Cicero, presidente designato dell’Irsap, che aveva lasciato intendere che dietro le battaglie politiche dell’esponente a 5 Stelle vi fossero motivi legati ad amicizie tra il suo datore di lavoro e l’imprenditore Di Vincenzo. Parole censurate dal presidente dell’Ars Ardizzone, che si inseriscono nel più ampio quadro della “polemica dell’antimafia” che negli ultimi giorni ha toccato picchi forse senza precedenti nel dibattito politico.
“Il silenzio di Crocetta mi ha stupito e amareggiato – prosegue Cancelleri -. Avrei gradito che si abbassassero i toni. Non è possibile che si debba essere attaccati personalmente solo per avere espresso un giudizio politico. Qui non ci sono i bianchi e i neri”.
Anche Ardizzone, ieri, ha ribadito la condanna per l’episodio. E, rispondendo ai cronisti, ha anche commentato le dichiarazioni dei vertici di Confindustria nei giorni scorsi: “Magari si può voler dare all’esterno l’impressione di un parlamento di fannulloni o di casta. E certamente, una cosa detta da Confindustria diventa una notiziona. Non credo che l’Assemblea sia fatta da mafiosi. Se ci sono, si faccia nome e cognome”, ha detto il presidente dell’Assemblea.
Solo un paio di giorni fa, dopo che l’Ars aveva approvato con voto bipartisan un ordine del giorno che bocciava le nomine sull’Irsap, il presidente della Confindustria siciliana Antonello Montante e il vicepresidente nazionale Ivan Lo Bello, protagonisti della svolta legalitaria della confederazione degli industriali e dell’impegno della stessa sul fronte antiracket, avevano usato parole molto dure: “La mafia si è ristrutturata, ha cambiato faccia e oggi, spesso con la complicità della politica che rappresenta in maniera trasversale certi interessi, ripropone i vecchi modelli fatti di rapina, intermediazione parassitaria e speculazione”.
Parole che dalle parti di Palazzo dei Normanni certo non hanno fatto piacere. “Io non sono indignato per le cose che ha detto Confindustria ma per il silenzio della politica siciliana. È grave che il Parlamento sia rimasto muto”, ha commentato in Aula Antonello Cracolici del Pd. “Sono state parole sgradevoli e offensive – aggiunge il capogruppo del Partito democratico Baldo Gucciardi – Non si spari sul mucchio così come nessun cittadino ha il diritto di sparare sul mucchio quando ci sono imprenditori compiacenti o mafiosi”. E se Vincenzo Vinciullo (Pdl) arriva a dire che “l’Ars non si farà intimidire da Confindustria”, Gucciardi piuttosto auspica un abbassamento dei toni: “C’è gente che rischia senza scorta. Serve sobrietà nei comportamenti, altrimenti si fa un regalo alla mafia e al malaffare”.
Ma già qualche settimana fa la “polemica dell’antimafia” aveva fatto capolino nel dibattito politico, con un intervento duro che si appellava al noto monito sciasciano, da parte del renziano Davide Faraone, in polemica con il presidente della Regione (che protestò contestando l’etichetta di “professionista dell’antimafia”). E la scorsa notte, durante il dibattito d’Aula, alla “polemica dell’antimafia” ha dedicato un intervento dai toni molto duri Nello Musumeci, deputato regionale e anche presidente della commissione Antimafia dell’Ars: “Mi permetto di dire che dobbiamo salvaguardare la politica da qualunque tipo d’attacco, anche dai mafiosi dell’antimafia che sono pericolosi quanto i mafiosi veri – ha detto l’esponente de La Destra -. Di questi tempi in giro ne vedo troppi. Mi preoccupa questo, presidente, perché io non consento a nessuno di legittimare il mio ruolo attraverso pagelle scritte da altri che non si sono confrontati con il consenso popolare e che non possono certamente tenere sotto scacco quest’aula che rivendica il diritto di potersi confrontare senza pregiudizi ma anche senza dirette e indirette intimidazioni”.
Questo il quadro generale che dà l’idea delle temperature altissime che la polemica su mafia e antimafia ha raggiunto in questi giorni ferragostani. Dal canto suo, Crocetta, dopo l’exploit di martedì, quando parlando del suo impegno antimafia se la prese con “certa stampa” accusandola di “giocare sporco” ed evocando persino dossier sulle parentele dei giornalisti, negli ultimi giorni sembra aver abbassato i toni sul tema. Il “salvataggio” della nomina di Alfonso Cicero dall’insidia del voto in prima commissione è stato garantito dalla lettera che in zona Cesarini comunicava che il geometra nisseno è un interno e quindi non necessita del placet di Palazzo dei Normanni. A quel punto, il governatore ha bloccato l’escalation polemica dei giorni scorsi, richiamandosi, in tutte le sue dichiarazioni di giovedì, a un clima di collaborazione e distensione. Se la nomina di Cicero, vittima nei giorni scorsi di una intimidazione, è ormai una pratica chiusa, la prima commissione dovrà però pronunciarsi sul resto del cda. Ma dovrà farlo entro il 26 agosto. “Non sarà facile, servono dieci voti contrari e in quel periodo è possibile che diversi deputati non ci siano – commenta Cancelleri -. Io farò di tutto perché ci sano le persone. Però tutto quello che è successo in questi giorni sarà un punto in più a nostro favore quando in Aula arriverà quel disegno di legge per riformare la governance dell’Irsap”.
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10 Agosto 2013, 06:00