I giudici, l'avvocato e il prefetto | La cena per discutere del ricorso - Live Sicilia

I giudici, l’avvocato e il prefetto | La cena per discutere del ricorso

Palazzo Brunaccini

L'incontro a Palazzo Brunaccini (nella foto) tra Saguto, Cannizzo e un consigliere del Cga.

Il retroscena
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PALERMO – Avevano preparato tutto nei minimi dettagli. Una cena con pochi commensali. Uno di questi è Silvana Saguto, l’altra è l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo. Insieme a loro, un altro ex prefetto, Stefano Scammacca e soprattutto il consigliere del Cga Giuseppe Barone. Era proprio lui che avrebbe dovuto interessarsi all’esito di un ricorso presentato da Gaetano Cappellano Seminara. A quest’ultimo è toccata la parte della comparsa: avrebbe messo in imbarazzo l’ospite eccellente. Ma alla fine sarà tutto vano: quel ricorso andrà comunque male. Anche se, annotano gli inquirenti, forse Cappellano Seminara, tramite Silvana Saguto, era interessato sopratutto a ottenere un esito veloce. E in effetti la sentenza arriverà appena una settimana dopo la cena.

È uno dei retoscena che emerge dall’inchiesta sulla gestione dei beni confiscati a Cosa nostra e che vede indagati, tra gli altri, proprio l’ex presidente della Sezione misure di prevenzione e l’ex prefetto palermitano. Sono proprio loro due, stando al racconto degli inquirenti, a progettare una cena “speciale” a Palazzo Brunaccini, a Palermo, il 16 giugno del 2015. È il prefetto Cannizzo a ricordare a Silvana Saguto che sarebbero arrivati a Palermo Scammacca “con quella persona”. Parte un triangolo di telefonate. La Cannizzo infatti cerca anche l’amministratore Cappellano Seminara. “Ti cerca come una guglia persa”, dirà Silvana Saguto all’amministratore. Ti cerca, come un ago smarrito, spiega, perché deve parlargli di quella cena da organizzare nella struttura di proprietà di Cappellano Seminara. Lui, emerge dalle chiamate successive, dovrà limitarsi a un saluto, per non imbarazzare l’ospite. E Cappellano Seminara ovviamente è d’accordo, anzi avvisa la segretaria del ristorante: “Coccoliamoci questi quattro clienti, che sono importanti”.

Di cosa dovevano parlare la Saguto, la Cannizzo, Scammacca e il quarto commensale, cioè il consigliere del Cga Giuseppe Barone? L’ex presidente della Sezione misure di prevenzione lo spiega, intercettata, al figlio: “Stasera c’è un incontro importante con Scammacca nonno e Cappellano per una cosa che riguarda il Tar”.

In realtà riguarderà il Cga, di cui è membro il docente di diritto amministrativo Barone. “Un mio amico di vecchia data”, preciserà l’ex prefetto Scammacca che lo accompagnerà a quella cena. E con l’amico, avrebbero parlato di “una pratica che riguardava il… il Cappellano Seminara”. La pratica per la precisione era relativa a un ricorso che l’amministratore aveva avanzato per farsi riconoscere e liquidare un compenso di oltre cinque milioni di euro, relativo all’attività di amministratore risalente a qualche anno prima. Il Tar accoglie il ricorso di Cappellano Seminara, ma a quella pronuncia si oppone il Ministero della giustizia, attraverso l’avvocatura dello Stato. Toccherà al Cga, quindi, decidere la sorte di quel ricorso. E nel collegio giudicante, emergerà dall’inchiesta, c’è anche Giuseppe Barone, il quarto invitato alla cena. “E’ un’architettura che né io né il professore credo che sapessimo”, protesta Scammacca di fronte agli inquirenti, poi precisa di aver chiesto a Barone notizie solo relative a un presunto ritardo nella pratica di Cappellano Seminara.

Barone racconterà ai pm di non conoscere Silvana Saguto e di averla riconosciuta solo in seguito, dopo averla vista in televisione. E tantomeno di conoscere Cappellano Seminara che era apparso per pochi minuti alla cena: “Ad un certo punto, mentre mangiavamo – racconta – si è avvicinato un signore, il quale ha portato una bottiglia di spumante e l’ha servita; ha salutato, senza assolutamente presentarsi, e se n’è andato”. Una versione che non convincerà gli inquirenti, che parleranno di dichiarazioni “implausibili”. Al punto che lo stesso Barone dovrà quantomeno ammettere che aveva compreso si trattasse di lui “da piccole cose”.

Ma la vicenda del ricorso di Cappellano Seminara salterà fuori da quella cena. Inizialmente, con un vago riferimento ai ritardi della giustizia amministrativa, poi con un foglietto sul quale Barone appunta il numero della pratica dell’amministratore giudiziario vicino alla Saguto. Quel ricorso andrà male per Cappellano Seminara. Era infatti stato deciso nel merito mesi prima, come confermerà lo stesso Barone. Ma la sentenza del Cga verrà pubblicata esattamente una settimana dopo la cena.

Cannizzo e Saguto, secondo gli inquirenti, evidentemente “speravano di potere influire sulla decisione, di cui non conoscevano ancora l’esito”. Un tentativo inutile, come già detto, visto che la decisione su quel ricorso era stata adottata tre mesi prima. Dal collegio del Cga di cui faceva parte proprio Barone come da lui stesso raccontato “tra contraddizioni e reticenze”, annoteranno gli inquirenti. Quella sentenza sarà sfavorevole a Cappellano Seminara (“Il Cga ci ha fatto una bella sorpresa”, commenterà Silvana Saguto), ma “permaneva il dubbio – scrivono gli inquirenti – che l’interesse del Cappellano potesse consistere nella tempestività della decisione in sé, a prescindere dal merito, e che potesse comunque esserci un riverbero positivo di una decisione, anche se a lui sfavorevole, sul giudizio civile”. E la sentenza del Cga salterà fuori presto: il 23 giugno. A una settimana esatta dalla cena a Palazzo Brunaccini.


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