I bluff del crocettismo | Il governo dei tecnici? Mai esistito

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08 Settembre 2015, 14:33

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PALERMO – L’ultimo bluff è stato scoperto poche settimane fa. La legislatura dei grandi tecnici che avrebbero risollevato le sorti della Sicilia è archiviata. Ufficialmente, intendiamo. Con l’arrivo dell’ex capogruppo del Pd Baldo Gucciardi al posto di Lucia Borsellino, infatti, è caduto l’ultimo velo. Che nascondeva a malapena una realtà imbarazzante: le giunte di tecnici non sono mai esistite davvero.

Se almeno, per “tecnici” non si intenda degli specialisti nel settore di competenza. E già dalla prima giunta, in effetti, era difficile scorgere, tra le straordinarie conoscenze dello scienziato Antonino Zichichi, quelle relative ai Beni culturali siciliani (se si fa eccezione, ovviamente, per gli interessi lavorativi nel settore del figlio Lorenzo), né era semplice comprendere come una studentessa universitaria come Nelli Scilabra, ancora nel pieno del suo percorso formativo, potesse gestire un settore come quello della Formazione professionale siciliana e dell’Istruzione. E fu subito chiaro a tutti che l’assessore Franco Battiato con difficoltà distinguesse i confini tra la delega di sua appartenenza, quella al Turismo, con quella dei Beni culturali appunto. Ma nessuna colpa può essere imputata all’artista che aveva detto chiaramente, fin dall’inizio: “Non voglio avere a che fare con la burocrazia, io sono un creativo”. Esattamente l’opposto del “tecnico”.

La stagione dei creativi durò poco. Anzi, già in quella giunta era evidente quanto di “politico” ci fosse. E quanto di quella porzione di politica fosse legata a un passato che negli stessi minuti Crocetta affermava di voler cancellare. I tre assessori in quota Udc, infatti, non erano esattamente estranei al mondo dei partiti né al potere che aveva guidato la Sicilia fino a pochi anni fa. Da Ester Bonafede, che si candidò a Sala d’Ercole con la lista l’Aquilone, a sostegno di Totò Cuffaro, fino a Patrizia Valenti che del governatore di Raffadali fu capo dela segreteria tecnica, a Dario Cartabellotta, in passato vicino a quella esperienza politica, prima di entrare “nelle grazie” di Raffaele Lombardo che lo incaricò ad esempio di guidare l’Istituto del vino e dell’olio. E ancora, ipocrisia su ipocrisia, la presenza in giunta di Nino Bartolotta, che non ha mai negato la vicinanza con quell’area del Pd che faceva capo a Francantonio Genovese e Franco Rinaldi, nei confronti dei quali il governatore non ha mai fatto mancare critiche feroci.

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E i tecnici? Magari nella seconda giunta. Quello dello “strappo” tutto interno al Pd: l’area dei cosiddetti “cuperliani” resterà fuori. Crocetta decide di dialogare non col partito, ma con le sue correnti. I renziani, nonostante minacce e ultimatum sono sempre lì, mentre si acuisce la tensione col segretario regionale. “Raciti chi?” ironizzerà Crocetta. Quel rimpasto mette in soffitta i creativi (Crocetta parve accorgersi improvvisamente della ‘caratura caratteriale’ di Battiato così come delle difficoltà oggettive di Zichichi, spesso nei laboratori di Ginevra, di assicurare una presenza costante). Quando mai. Al Turismo arriva addirittura Michela Stancheris, che fino al giorno prima si era occupata principalmente, in qualità di segretaria particolare, dell’agenda (non di governo) del presidente Crocetta. Mentre ecco spuntare assessori chiaramente riferibili ad aree di partito che, per pudore o per tenere in piedi la finzione, non si mostravano con le loro vere facce. È il caso ad esempio di Giuseppe Bruno che arriva all’assessorato al Lavoro su “mandato” chiarissimo: quello del sottosegretario all’Istruzione (e allora componente della segreteria nazionale del Pd) Davide Faraone. In quella giunta, dopo la defenestrazione dell’ex pm Nicolò Marino e dopo qualche giorno di “profonda riflessione” del presidente, arriverà Salvatore Calleri. Le sue “specifiche tecniche” che hanno giustificato l’attribuzione della delicatisisma delega dell’Energia e dei rifiuti? Certamente non appartengono alla conoscenza della storia della Regione (“Chi è Giuseppe Alessi?” chiese un giorno a Palazzo d’Orleans). Semmai, alla “garanzia di legalità” garantita dalla guida della Fondazione Caponnetto, assicurava Crocetta. E già che c’era, anche il fatto di coordinare il circolo del Megafono toscano. Un tecnico, insomma.

Per i veri tecnici, a dire il vero, bisognerà aspettare fino alla fine del 2014. In mezzo, la parentesi brevissima di Piergiorgio Gerratana al Territorio, dopo la “cacciata” di Mariarita Sgarlata in seguito alla vicenda di una piscina che poi non si rivelò abusiva e che ha gettato l’ombra del pretesto su quell’avvicendamento. Un mese, o poco più, durata l’esperienza di quel consigliere comunale di Rosolini nominato – quando si dice “il caso” – negli stessi giorni in cui alcuni circoli elettorali di quella zona si preparavano alla grottesca ripetizione del voto delle regionali, dopo il caso delle schede scomparse. Voto che riporterà a Sala d’Ercole Pippo Gennuso al posto di Pippo Gianni.

Ma alla fine del 2014, finalmente, ecco la pace. La giunta della svolta. Di alto profilo. Quella dei tecnici scelti accuratamente. Dai politici. Secondo logiche da Cencelli. Con “appartenenze” chiarissime, confermate dall’ingresso nei rispettivi uffici di gabinetto, di fedelissimi, portaborse, collaboratori e amici di questo o quel deputato. Così, ecco che Cracolici facilita l’approdo in giunta di Bruno Caruso e Cleo Li Calzi; Giuseppe Lupo quello di Antonino Purpura; Davide Faraone quello di Vania Contrafatto e Alessandro Baccei. E ancora, andando fuori dal Pd ecco che Nino Caleca (avvocato all’Agricoltura) si fa convincere da Lino Leanza, mentre l’Udc di D’Alia e Pistorio sceglie Marcella Castronovo (che un mese e mezzo dopo lascerà la giunta) e Giovanni Pizzo; mentre Totò Cardinale piazzerà Maurizio Croce al Territorio. Nel frattempo, alla Formazione arriva un “tecnico” come Mariella Lo Bello. Così tecnico da avere ricoperto, pochi mesi prima, la delega al Territorio e all’ambiente. Un “multitecnico”, insomma. Una giunta, quella, che avrebbe finalmente portato la “pace”, lo “sviluppo”, le riforme. E che ha già stancato tutti. Da Crocetta ai partiti alleati. Che adesso spingono per l’ennesimo rimpasto. Che porterà il numero complessivo degli assessori abbondantemente oltre quota quaranta in meno di tre anni. Uno ogni venti giorni. Ma stavolta, si cambia. Anzi, il cambiamento è già in atto. Il bluff è svelato. Prima con l’ingresso in giunta del segretario regionale di un partito (Giovanni Pistorio), quindi con un deputato in carica (Baldo Gucciardi). È caduto l’ultimo velo. Non è mai esistita una giunta di tecnici. Mai un esecutivo che non fosse legato al vecchio sistema di potere e dei partiti. Adesso, però, non c’è più bisogno di fingere. Liberi tutti: i politici possono finalmente entrare in giunta. Con la propria faccia.

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08 Settembre 2015, 14:33

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