15 Ottobre 2013, 13:26
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MONTELEPRE – Tra le intercettazioni che hanno fatto finire in trappola i sette estorsori nel corso dell’operazione Nuovo Mandamento 3, c’è quella della conversazione tra l’allora reggente della famiglia di Montelepre , Giuseppe Lombardo e Francesco Vassallo, esponente della famiglia di Altofonte.
Lombardo raccontava un “aneddoto” riguardante la richiesta di pizzo ad un imprenditore di Misilmeri che, nell’estate del 2008 si stava occupando dei lavori di ristrutturazione della palestra comunale di Montelepre.
Una conversazione sulla base della quale era già stata disposto l’arresto del sindaco del paese, Giacomo Tinervia, accusato ai tempi di estorsione aggravata e continuata. Dopo avere scontato gli arresti domiciliari, è attualmente sottoposto all’obbligo di firma. Una vicenda in base alla quale la Prefettura di Palermo aveva proposto un’indagine interna nel Comune di Montelepre, nel corso della quale sono venute a galla le intimidazioni da parte di Vassallo e Lombardo nei confronti di alcuni imprenditori.
I due parlavano di “sospensione forzata” dei lavori per costringere la vittima a pagare migliaia di euro, ma anche di un incontro con il sindaco Tinervia e Lombardo , tramite De Simone – l’autista del sindaco e zio del capomafia – nel corso del quale sarebbe stato deciso come suddividere il denaro: parte di questo avrebbe così rimpinguato le casse di Cosa nostra, mentre altri soldi sarebbero state destinate al Municipio.
E gli estorsorio erano riusciti nel proprio intento: l’imprenditore aveva dato lo stop ai lavori, recandosi in Comune per chiedere come procedere. Fu quel giorno che incontrò il sindaco, che capì subito di cosa l’imprenditore stava parlando: al primo citatdino, infatti, la vittima raccontò l’estorsione e descrisse nei dettagli il suo aguzzino, ottenendo come risposta, quella di rivolgersi al suo autista, De Simone.
Quest’ultimo si presentò così al cantiere per “fornire istruzioni” all’imprenditore: avrebbe dovuto corrispondere il tre per cento del totale dei lavori che ammontavano ad ottocentomila euro. Insomma, si sarebbe “messo a posto” con ventiquattromila euro, ma lo zio del boss Lombardo avrebbe specificato di accontentarsi di diciotto mila euro, da pagare a rate fino ai dodicimila, più altri duemila da consegnare direttamente al suo zio”.
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15 Ottobre 2013, 13:26