I Maiorana e la donna del latitante| Nel giallo spunta Messina Denaro - Live Sicilia

I Maiorana e la donna del latitante| Nel giallo spunta Messina Denaro

Stefano e Antonio Maiorana

Il capomafia trapanese stava per incontrare i Lo Piccolo quando arrestarono i boss di San Lorenzo

Palermo, L'INCHIESTA
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4 min di lettura

PALERMO – Un duplice omicidio, quello di Antonio e Stefano Maiorana, un ricatto sessuale e l’ombra pesantissima di Matteo Messina Denaro. Non è la trama di un giallo, ma l’esito dell’indagine sulla scomparsa degli imprenditori palermitani, padre e figlio.

La Procura della Repubblica ha chiesto l’archiviazione perché il quadro probatorio così come finora ricostruito con un grande lavoro investigativo non reggerebbe un processo. Ma il movente e il coinvolgimento del latitante restano nelle carte giudiziarie.

È stato il pentito Andrea Bonaccorso a raccontare, nel maggio 2017, di avere saputo che il 5 novembre 2007, giorno dell’arresto di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, i boss di San Lorenzo stavano per incontrare Messina Denaro a Giardinello. Andrea Adamo gli disse che doveva esserci un incontro con “un trapanese” senza specificarne l’identità e che bisognava “tenere gli occhi aperti”. Il capomafia di Castelvetrano era a bordo di una Fiat Panda insieme a Franco Luppino e Ferdinando Gallina (il primo è stato arrestato e condannato per mafia, mentre per il secondo, accusato di omicidio, si attende l’estradizione dagli Stati Uniti). Quando si accorsero che sul cielo di Giardinello c’era un elicottero decisero di fare marcia indietro. A raccontaglielo fu Gallina che non conosceva, neanche lui, l’identità del trapanese, ma sapeva che nel corso dell’incontro si doveva discutere dei rapporti fra i Lo Piccolo e Messina Denaro.

Fu infine Pino Scaduto, boss di Bagheria legato a Messina Denaro, a svelare l’identità del misterioso “trapanese”. Era Matteo Messina Denaro. “Se i poliziotti avessero aspettato al massimo un’ora – sarebbero state queste le parole dette da Scaduto a Bonaccorso –  in quella casa sarebbe successo il 48”. Perché Messina Denaro quel giorno aveva abbandonato la sua prudenza? Cosa c’era di così delicato da discutere con altri due latitanti? I Lo Piccolo avevano avviato un’indagine interna sulla scomparsa dei Maiorana. Il pentito Gaspare Pulizzi ha detto di avere chiesto informazioni a Giuseppe Di Maggio, titolare di una piccola impresa di movimento terra e indagato per la scomparsa degli imprenditori. Volevano sapere che fine avessero fatto i Maiorana visto che stavano lavorando in un cantiere a Carini, territorio di loro competenza.

Ed ecco il colpo di scena. Due testimoni, prima ancora che gli venisse chiesto hanno spontaneamente raccontato che Karina Andrè, ex compagna di Antonio Maiorana, avesse una relazione con Messina Denaro. La donna glielo avrebbe confidato seppure parlasse in maniera vaga di un boss potentissimo della zona di Trapani. Dalla donna nessuna conferma, ma i testimoni sono addirittura svenuti mentre riferivano il retroscena al pubblico ministero Roberto Tartaglia e ai carabinieri. Gli investigatori parlano di clima di terrore. Era forse di Karina Andrè e dei Maiorana che Messina Denaro voleva parlare con i Lo Piccolo?

A completare l’intreccio le dichiarazioni di un altro pentito, Antonino Pipitone di Carini, secondo cui i pizzini spediti dai Lo Piccolo a Messina Denaro sarebbero stati smistati dalla famiglia di Giuseppe Di Maggio, mentre un testimone ha sostenuto che un altro indagato, Francesco Paolo Alamia, finanziasse il latitante trapanese.

Fin qui l’ombra misteriosa di Messina Denaro. Le indagini ipotizzano che Antonio e Stefano Maiorana siano stati uccisi e indicano un movente. I due imprenditori scompaiono nel nulla la mattina del 3 agosto 2007. Stavano lavorando in un cantiere di Isola delle Femmine dove la Calliope srl doveva realizzare delle abitazioni. È l’ultimo posto in cui furono visti i due costruttori. La loro auto, una Smart, fu poi ritrovata nel parcheggio dell’aeroporto di Palermo, ma dai controlli risultò che i due non avevano preso alcun volo. Dieci giorni prima della scomparsa, Alamia, socio della Calliope, cede le quote a Dario Lopez, che ne deteneva già il 50%, e da questi finiscono a Karina Andrè, ex compagna di Maiorana padre. Un’operazione che sarebbe frutto di un ricatto sessuale. Maiorana padre era in possesso di un video hard che ritraeva uno dei vecchi soci durante un rapporto sessuale e minacciava di diffonderlo. In cambio del suo silenzio si fece intestare le quote. Del ricatto era a conoscenza l’altro figlio Marco che lo avrebbe annotato in un fumetto di Topolino rinvenuto dagli investigatori. Il giovane non resse al peso della vicenda e si suicidò.

Antonio Maiorana fu attirato in trappola con la scusa di un nuovo affare. Si presentò con il figlio e li avrebbero uccisi. Addirittura incaprettati. Solo che i cadaveri non sono mai stati trovati nonostante le ricerche e questo è un punto debole delle indagini. “Indagini fatte bene – spiega Giacomo Frazzitta, il legale di Rossella Accardo, ex moglie di Antonio Maiorana e madre di Stefano -. ai magistrati va il nostro plauso per il lavoro svolto e per la sensibilità che hanno mostrato”. Ecco perché non è detto che decideranno di opporsi alla richiesta di archiviazione.


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