Politica

I massoni rivendicano la segretezza, da Catania il ricorso a Bruxelles

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26 Dicembre 2020, 17:59

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È stato un “cittadino italiano”, tale A.M. (il cui nome è top secret anche nei documenti ufficiali), a provocare l’Europarlamento sulla legge che obbliga i deputati dell’Assemblea Regionale Sicilia, i componenti della Giunta e gli amministratori locali, a dichiarare l’eventuale appartenenza alla Massoneria. Lo ha fatto con una petizione lunga ben 11 cartelle e che ha come obiettivo dichiarato l’abrogazione in toto della 18/2018 della Regione Siciliana, la legge cioè che porta il nome del presidente della commissione Antimafia all’Ars, Claudio Fava.

Il motivo di fondo? Perché metterebbe in atto “una presunta violazione dei diritti fondamentali sanciti dalla costituzione italiana e della carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”. 

Diritti fondamentali

Una richiesta che a Bruxelles hanno preso decisamente sul serio. Tant’è che la Commissione ha messo nero su bianco i suoi rilievi: “Chiederemo alle autorità italiane le informazioni necessarie per valutare la compatibilità delle disposizioni della legge con il diritto dell’Ue, compresi quelli fondamentali riconosciuti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea”.

“Libertà di pensiero”

“Non discriminazione, libertà di pensiero, di coscienza e di religione e la libertà di riunione e di associazione”, ecco cosa c’è in gioco per l’Europarlamento. Sullo sfondo, però, ci sono pagine drammatiche della storia siciliana (e non solo), dove il nome della Massoneria ha fatto il paio con quello della Mafia. Il nostro mensile, in esclusiva, è entrato in contatto con il titolare della petizione.   

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Il mensile S, ha intervistato A.M., che – pur mantenendo l’anonimato – ci ha spiegato cosa sta accadendo nel quadrilatero Bruxelles-Roma-Palermo-Catania. L’intervista integrale è ancora in edicola.

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26 Dicembre 2020, 17:59

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