Cronaca

I Mazzei e l’estorsione: ‘I soldi o sequestriamo la famiglia’

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13 Gennaio 2022, 05:30

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Dove si crea un vuoto c’è chi se ne approfitta. E così sarebbe accaduto ad Adrano. Cittadina che negli ultimi tempi è stata al centro di blitz e retate che hanno permesso di soccombere il clan Santangelo (e quindi i referenti dei Santapaola) e gli Scalisi (leggasi clan Laudani).  Non sono spariti naturalmente, si stanno leccando le ferite e si stanno riorganizzando. Ma nel frattempo ne avrebbero approfittato i Lo Cicero, che a leggere i verbali di diversi collaboratori di giustizia avrebbero creato la cellula dei Mazzei ad Adrano. 

Nelle carte del blitz che ha portato al fermo e all’arresto in flagranza di nove persone coinvolte nell’estorsione ai danni di un imprenditore di Santa Maria di Licodia ci sono gli ingredienti per poter ricostruire questa corsa alla conquista criminale di Adrano da parte di Cristian Lo Cicero. Ci sono i verbali dei collaboratori di giustizia Salvatore Giarrizzo, Nicola Amoroso, Vincenzo Pellegriti e Giovanni La Rosa negli atti depositati dal pm Andrea Bonomo nella richiesta di misura cautelare. I pentiti raccontano che Cristian Lo Cicero avrebbe costituito ad Adrano e zone limitrofe un gruppo criminale che costituiva un’articolazione territoriale dell’associazione mafiosa catanese Mazzei, detti Carcagnusi. Amoroso e La Rosa riuscivano anche a fornire una sorta di organigramma. Mettendo tra i componenti anche Francesco Celeste e Giuseppe David Costa. 

Lo Cicero avrebbe preteso 100 mila euro dal titolare di una società di movimento terra. Un imprenditore che sarebbe stato avvicinato dal boss per una serie di ‘investimenti’ (così scrive la gip Carla Aurora Valenti nell’ordinanza). I prestiti finanziari sono stati rifiutati, ma l’uomo per tenerlo a bada gli avrebbe fatto dei lavori in casa senza compenso. Questo però non sarebbe bastato. Perché Lo Cicero ha cominciato a pressare. Per tutto il mese di dicembre, l’imprenditore ha ricevuto le visite dell’indagato di volta in volta spalleggiato da altri uomini. Che poi sono gli altri 8 arrestati.

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La storia è complicata. Un intreccio, anche familiare, la rende anche delicatissima. La forza investigativa della Polizia Giudiziaria del Commissariato di Adrano diretta dal sostituto commissario Nicolò Romano ha permesso di poter fermare già in fase embrionale le minacce, le intimidazioni, le azioni di terrore. Più volte Cristian Lo Cicero avrebbe minacciato l’imprenditore che in caso di mancato versamento dei 100 mila euro si sarebbe impossessato delle chiavi dell’attività. Sarebbe arrivato anche a “sequestrare la famiglia” e sarebbero accadute “cose piacevoli”.  I soldi sarebbero stati urgenti. I Lo Cicero avrebbero “preso impegni con gente di Catania”. Insomma ci sarebbero stati coinvolti “personaggi pesanti di Catania”. La vittima però sarebbe riuscita sempre a resistere alle richieste, che ad un certo punto si sarebbero allargate anche ad un regalo natalizio visto l’approssimarsi delle feste. La situazione degenera però prima di Capodanno. A quel punto l’imprenditore, questa volta intimorito, aveva preso tempo fino al 5 gennaio, giorno in cui avrebbe avuto degli incassi.

Alla fine si arriva al 7 gennaio, quando grazie a un lavoro investigativo incrociato – anche di intercettazione – i poliziotti riescono ad arrestare in flagranza Francesco Lombardo appena fuori dagli uffici della ditta. In tasca trovano due mazzette di denaro per un totale di 5 mila euro. Solo un acconto dei 100 mila euro che gli esattori avrebbero preteso. A quel punto sono scattati i fermi nei confronti di Cristian Lo Cicero, 36 anni, Agatino Lo Cicero, 40 anni, Antonino Bua, di 39, Francesco Celeste, di 34, Maurizio Montalto, di 43, Dario Scalisi, di 24. Due giorni dopo, sentendo il fiato sul collo della polizia, Giuseppe Viaggio, di 39 anni, e Giuseppe David Costa, di 40, si sono costituiti. La gip, al termine dell’udienza, non ha convalidato il fermo ma ha emesso l’ordinanza – per tutti – in carcere. 

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13 Gennaio 2022, 05:30

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