03 Aprile 2014, 12:14
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PALERMO – Era convinta di dovere dire addio ai suoi cari. E così, tra le lacrime, aveva salutato figli e nipoti e fatto testamento. Alla vigilia di Natale del 2005, le avevano diagnosticato senza ombra di dubbio un cancro al rene in stato molto avanzato che le avrebbe lasciato pochi mesi di vita. Ma in realtà si trattava di un clamoroso errore medico, come hanno poi accertato i due istituti di Milano che aveva consultato tentando di nond arsi per vinta. E aveva ragione: la diagnosi precedente non era fortunatamente veritiera.
Adesso l’ospedale Cervello di Palermo è stato condannato ad un risarcimento “per danno morale ed esistenziale” che apre la strada a numerose analoghe decisioni. La sentenza, che ha per protagonista una donna che all’epoca aveva 58 anni, condanna la struttura ospedaliera al pagamento di seicento euro al giorno. A tanto ammonta, per il giudice monocratico della prima sezione civile del Tribunale di Palermo, Enrico Catanzaro, il danno morale ed esistenziale subito da Carmela Ruvituso, la paziente catapultata improvvisamente in un incubo. Si tratta di una sentenza-pilota sulla malasanità illustrata stamattina all’apertura del VI Seminario sulla tutela dei consumatori promosso dal dipartimento Dems dell’Università di Palermo, dalla Fondazione Rosselli, e dallo studio legale Palmigiano di Palermo.
“E’ una delle prime sentenze – ha spiegato l’avvocato Alessandro Palmigiano – che riconosce il danno morale ed esistenziale anche in assenza di un danno diretto corporale, come nel classico caso della garza dimenticata dal chirurgo durante un’operazione. In questo caso la donna a cui era stato diagnosticato un tumore per errore, è stata convinta per sedici giorni (da metà dicembre ai primi di gennaio del 2006) di essere vicina alla morte a causa di un cancro al rene in fase metastatica, quando si trattava invece di una probabile pleuropolmonite virale senza evidenza, nel liquido pleurico, di alcuna componente di cellule maligne”.
“Un errore non scusabile – dice la sentenza – poiché l’eventualità di un falso positivo non è stato nemmeno preso in considerazione. Con l’errata diagnosi di un tumore maligno renale è stato violato il diritto della donna alla propria serenità e tranquillità familiare”. Il risarcimento ammonta in tutto ad 11 mila 160 euro più gli interessi, più la condanna al pagamento delle spese legali.
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03 Aprile 2014, 12:14