11 Febbraio 2014, 18:08
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PALERMO – Chiede “giustizia” mentre piange e si dispera nell’obitorio dell’ospedale Civico di Palermo per sua figlia, morta a soli 18 anni per le complicazioni legate a un banale ascesso dentario dopo una odissea durata tre settimane. Nunzia Lauricella, la mamma di Gaetana Priolo, la giovane del rione Brancaccio deceduta domenica scorsa all’ospedale Civico per uno shock settico polmonare, non riesce a darsi pace. E punta il dito contro i medici, con una sola eccezione. “Tutti quelli che hanno visitato mia figlia – dice – non hanno capito la gravità della situazione. Solo la sera 24 gennaio ho incontrato una dottoressa che ha preso a cuore le sorti di mia figlia. In mattinata il medico del pronto soccorso l’aveva dimessa dicendo che non aveva nulla di grave”.
I suoi dubbi li ha messi per iscritto. Nel pomeriggio si è presentata alla caserma dei carabinieri di Brancaccio. Assieme al marito ha presentato una querela firmata dall’avvocato Giulio Bonanno. Il legale della famiglia mantiene il distacco per il ruolo che riveste: “Aspettiamo gli esiti del lavoro dei magistrati. Di certo, però, c’è lo sgomento per il decesso. Non si può morire nel 2014 per un mal di denti”.
La sera maledetta del 24 gennaio inizia l’agonia per la ragazza alle prese con una terribile fascite, l’infezione che le ha distrutto in poco tempo la trachea fino a danneggiarle i polmoni. “Mia figlia soffriva, aveva la faccia gonfia e i medici che l’hanno visitata non hanno capito nulla – ripete tra le lacrime Nunzia -. Per questo voglio giustizia”. La mamma della ragazza, che per tirare avanti dopo che il marito l’ha abbandonata insieme ai quattro figli, lavora come donna delle pulizia, nega che la figlia non sia andata da un dentista per problemi economici: “A mia figlia non ho mai fatto mancare nulla”, assicura. Poi ricostruisce la lunga odissea della figlia, che ha chiesto di essere curata in tre ospedali palermitani. “Il 19 gennaio siamo andati al Buccheri La Ferla. Il 21 gennaio al Policlinico. Non risulta perché mi hanno detto solo di farle una iniezione di Voltaren. Ma mia figlia stava sempre peggio. Così siamo tornati al Buccheri La Ferla, da dove i medici ci hanno dirottati al Civico”.
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11 Febbraio 2014, 18:08