24 Aprile 2015, 13:01
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Il miracolo di Giovanni Lo Porto sta nei semi piantati che continuano a dare frutti. L’ultimo dono è lampante: avere costretto il potere a scoprirsi umano, a dire la verità. Il presidente statunitense, Barack Obama, è stato chiaro: “Mi assumo la responsabilità piena dell’accaduto”. Non vogliamo scovare sorrisi dove ci sono solo lacrime, né intendiamo violentare il dolore, trovando una pepita nel sangue, nemmeno ci interessano gli ululati degli sciacalli che tentano di lucrare uno strapuntino di visibilità in ore tristissime. Eppure è giusto riconoscere – pur nella tragedia – una dinamica che non ci appartiene, la consuetudine di un mondo diverso dal nostro. C’è un potente – il più potente di tutti – che china il capo e ammette il suo torto, perché questo è il senso della politica: farsi carico del pulsante che non hai premuto, della bomba che non hai lanciato, della vita che non hai direttamente stroncato, portare la croce e la speranza di tutti.
Da noi, in Italia, in Sicilia, i potenti tengono la testa alta, perfino quando sono piccoli piccoli. L’unica preoccupazione è schivare il macigno. Non sanno battersi il petto. Non riescono mai a dire: scusate, il responsabile sono io. Certo, praticano sentieri da operetta, non da dramma. Ma potrebbe essere un’aggravante.
Se c’è una voragine dei conti, è sempre dannazione di altri. Se ci sono macerie e ancora lacrime – un diverso genere di lacrime che non riguardano la morte ultimativa, ma una vita corrente di stenti – la replica è il ripetuto allargamento di braccia. Se ci sono città in preda all’abisso che le inghiotte, non è colpa di chi governa, ma delle congiunzioni astrali, dell’inciviltà, del malcostume. Se ci sono regioni che scompaiono non è colpa di chi regna, ma del destino, di Roma, dell’Europa. Se ci sono casi scottanti di cronaca – affiora alla mente, per libera associazione, la storia clamorosa di Alma Shalabayeva, moglie di un dissidente kazako, rimpatriata con la figlia – è sempre colpa di chi sta sotto, non di chi sta sopra.
Giovanni ha rovesciato la piramide. Il potentissimo Barack è stato costretto a scoprirsi umano e fallibile – seppure con un ritardo gravissimo – a guardare il minuscolo mondo degli uomini, dall’alto dei suoi cieli. Accadrà un giorno anche qui, su questa nostra piccola terra che non conosce spiragli di speranza?
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24 Aprile 2015, 13:01