03 Luglio 2020, 05:26
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Nove misure cautelari decise dal Gip a fronte delle 42 richieste e di queste “40 delle quali sono state ritenute posizioni gravemente indiziarie”. A spiegare la consistenza delle indagini poste in essere e che sono sfociate poi nell’Operazione Minosse, è stato lo stesso Procuratore della Repubblica di Caltagirone Giuseppe Verzera. Un’attività definita “tecnica” dove le intercettazioni e le telecamere poste in numerosi punti della città hanno permesso di ricostruire spostamenti, collegamenti e organizzazione dello spaccio. I nomi, inseriti all’interno dell’Ordinanza di custodia cautelare, sono di peso e nelle centinaia di pagine prodotte nei due anni di indagini portate avanti dai Carabinieri di Caltagirone è stata censita una nuova generazione di spacciatori. I nuovi narcos di Caltagirone, riuscivano a “fatturare” anche 4000 € ciascuno al mese. Bar, sale gioco ed ancora luoghi di aggregazione, parchetti. Il gruppo aveva messo radici nei luoghi più disparati della città. Alla luce del sole, l’attività dello spaccio avveniva senza troppe remore, convinti di essere lontani dalla possibilità di essere sorvegliati e c’era anche chi suggeriva loro i comportamenti da tenere per non destare sospetti.
La fitta rete di nomi e relazioni ricostruita durante tutta la fase di indagine permette di disegnare non solo i profili e il modus operandi delle nuove leve dello spaccio ma anche gli appoggi ottenuti anche grazie al peso del cognome di alcuni degli attori protagonisti caduti nella rete delle intercettazioni. Fra loro spicca sebbene non indagato “u niputeddu” la cui famiglia gode della “fama” dell’affiliazione a Cosa Nostra, ci sono pure i vecchi nomi (gli zii) dello spaccio sui quali alcuni degli intercettati si interrogano circa la necessità di tenerli distanti perché “lurdi”.
Una leva giovane e scalpitante, che si da nomignoli e che li affibbia ad altri per meglio identificarsi, giovani donne consumatrici che ben si prestano alla vendita per intermediazione, locali in cui incontrarsi e incontrare i clienti che, dalla mole delle telefonate giornaliere registrate dagli inquirenti, alimentano con i loro acquisti fiumi di danaro che settimanalmente viene intascato dal gruppo.
Nelle intercettazioni si palesa l’appoggio delle vecchie leve come nel caso in cui il padre, pregiudicato ma che non partecipa allo spaccio, invita il figlio a prestare attenzione alle forze dell’ordine:
“Padre: ..vedi che stanno salendo i carabinieri di qua..!
Figlio: “di qua dalla salita..”
Padre: “si vattene da quella parte!”
Anche l’asse dell’approvvigionamento è in parte fuori dallo schema riscontrato in altre operazioni poste in essere dai Carabinieri sul territorio calatino. Come ricostruisce il Comandante del Comando Compagnia Carabinieri di Caltagirone Sergio Vaira“ i luoghi dove veniva acquistato lo stupefacente sono le città di Palermo, Catania e Palagonia”.
Rispetto alle più recenti Operazioni di contrasto allo spaccio di stupefacente ossia l’operazione B&B e l’operazione “Cursor”, nelle quali erano emersi stretti legami con i mercati della droga di Catania e Palagonia, nell’operazione Minosse è stato rilevato invece che, in alcuni casi, lo stupefacente venisse reperito anche a Palermo. Dietro questa apertura di un apparente nuovo canale di approvvigionamento potrebbe esserci qualche “conoscenza” indiretta portata al gruppo da qualche anziano del settore. Anche i quantitativi sono emblematici della capacità di immissione nel mercato:
– “ mi prendo mezzo chilo”
– “mezzo chilo?”
– “E per forza… le femminelle non le devi portare, scendete e non le portate ahh”
– Le femminelle ne hanno il doppio di loro”
A volere acquistare 500 grammi di sostanze stupefacenti è Giuseppe Gambino classe 98 raggiunto da ordinanza di custodia cautelare. L’audio evidenzia la presenza di tre persone vicino al telefono e viene registrato nel momento in cui Gambino cerca di chiamare un cliente che però a quella telefonata non risponderà.
Per gli investigatori questa intercettazione risulta fondamentale per dimostrare come, fra gli arrestati, l’interesse al business legato allo spaccio fosse alto, tanto da spingere alcuni di loro, in precisi momenti a cercare di effettuare acquisti più consistenti al fine di rispondere ad una richiesta sempre maggiore da parte dei clienti.
Senza dimenticare gli assuntori “di lungo corso” ai quali a gancio venivano cedute le dosi richieste con pagamenti di favore il gruppo che è emerso nelle indagini aveva creato un canale privilegiato con giovani e giovanissimi con i quali, anche per via dell’età degli indagati, c’era in alcuni casi una conoscenza diretta è anteriore al periodo in cui le indagini si sono svolte.
Assuntori all’occasione, di quantitativi modesti spesso richiamati al pagamento puntuale della sostanza acquistata, pena la chiusura della disponibilità del gruppo a vendere altra droga.
Emblematica l’intercettazione fra due soggetti sottoposti ieri a misura cautelare:
-“ Perché non me la fai bagnare la bocca, tutti fai bagnare la bocca, a me mi hai dimenticato pure tu”
Così lamenta Fabio Fortunato la mancanza di credito sopravvenuta da parte di Giuseppe Russo alla quale pur di avere una dose propone un baratto con altra “roba”.
Seppur giovani conoscono bene il rischio del business e nessuno di loro, come emerge dalle intercettazioni intende rimetterci di tasca, anche con i propri amici.
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03 Luglio 2020, 05:26