17 Dicembre 2021, 05:50
4 min di lettura
PALERMO – Di avvocato del popolo ne basta uno ed è storia di ieri il suo doppio premierato, sta a Roma e si chiama Giuseppe Conte. No, grazie: tre sillabe di cortesia, pronunciate dall’avvocato penalista Nino Caleca (e in altra sede dal già leader morale e non solo della Margherita palermitana Bernardo Mattarella, anch’egli avvocato) separano ancora il centrosinistra cittadino dal bandolo per districare la matassa della candidatura al dopo Orlando.
L’AVVOCATO PREFERISCE IL CGA
Caleca ha sciolto ogni dubbio: preferisce restare componente del Consiglio di giustizia amministrativa, in virtù della nomina ratificata tre anni fa, verosimilmente in ossequio a un ruolo che, lui penalista da trincea e da scacchiera, da riflettori e mandati importanti, comincia a gratificarlo. Gli si addice, sembra, e lui, il mancato avvocato del popolo in salsa siciliana, preferisce continuare a onorare l’incarico al Cga. Come può leggersi su Livesicilia, una manciata di giorni fa Caleca era stato contattato – informalmente ma non troppo – dagli esponenti 5 stelle autorizzati a portare la voce, e le trattative, per conto del Movimento. S’era detto, alla fine del colloquio e in attesa dello scioglimento della riserva da parte del corteggiato, che la mossa non era affatto una fuga in avanti nei confronti degli alleati (Pd in primis) ma che rientrava abbondantemente nelle logiche di schieramento. LEGGI ANCHE: Idea Caleca per le Comunali di Palermo, la proposta targata M5s
ACCORDO O PRIMARIE, IL REBUS
Delle due l’una, dunque: o le forze di centrosinistra, quelle già schierate (5 stelle, Pd e Sinistra di Giusto Catania e suoi addentellati) e quelle in fase di serrata di ranghi (la costellazione orlandiana doc) stanno tentando seriamente di accorciare tempi e modi così da evitare le primarie; oppure è proprio di nomi, e buoni, per le primarie che vogliono rifornire il tabellone d’area. La seconda ipotesi, tuttavia, pare a lume di naso meno probabile, considerando che si tratta di nomi (ed eventualmente connesse rinunce ad altri incarichi) cui qualche garanzia di sostegno va data. L’ipotesi primarie di coalizione, caldeggiata da molti soprattutto dentro il Pd, resta naturalmente in piedi. Carmelo Miceli, deputato di Montecitorio che affianca alla sua attività per il Pd – in quadrumvirato con Pietro Navarra, Fausto Raciti e Santi Cappellani – di trattative politiche per il nodo dei trasferimenti statali agli enti locali, un focus fermo su Palermo, a Livesicilia aveva detto settimane fa che può trattarsi della via maestra. Avvertì anche, Miceli, che entro febbraio si sarebbe dovuto sciogliere ogni nodo, prima e senza che le elezioni per il Quirinale potessero rilasciare un qualche influsso capace di rendere il risultato, più che una soluzione, un’emulsione imbevibile. Febbraio è dietro il curvone di fine anno.
LA STRANA PACE
Certo, forse era un “altro” Movimento, con pulsioni malcelate a una linearità rigida e quasi tridimensionale, per molti detrattori della prima ora irrealistica, ove per dimensione si intenda la diversa declinazione delle personalità che si muovono tanto in campo professionale, quanto eventualmente politico. Ma su Caleca, il 29 novembre 2018, a commento della sua nomina al Cga, il Blog delle Stelle dava parola ai deputati siciliani, alla voce “inopportunità”. Nella pioggia di sferzate, si legge ancora: “La nomina di Nino Caleca al Consiglio di giustizia amministrativa da parte della giunta Musumeci è assolutamente inopportuna, sia politicamente, perché in assoluta continuità con il Governo Crocetta che lo aveva voluto assessore, che materialmente perché gli incarichi che ricopre e che ha ricoperto, sono a nostro avviso tutt’altro che compatibili con il ruolo di terzietà per cui è stato proposto. Per Musumeci il principio dell’appartenenza supera a quanto pare quello della competenza, più volte sbandierata in campagna elettorale. La figura in questione ha troppe relazioni con importanti imprenditori e politici tuttora in carica per poterne vagliare in maniera terza i procedimenti. Caleca è addirittura l’avvocato di Antonello Montante, nel cui processo la Regione Siciliana si è costituita parte civile”. Et coetera, non certo di fioretto. Anche qui, alternativa secca: o il Movimento è talmente fermo in quella valutazione da voler “salvare” uno stimato uomo di legge da una posizione di terzietà discutibile, facendolo candidato di parte; oppure si tratta di resipiscenza sincera.
ANCHE MATTARELLA DECLINA
Nomi, al plurale, perché pare che quello di Caleca non sia l’unico cortese rifiuto atterrato in atmosfera centrosinistra. C’è anche il nome, anzi cognome, di Bernardo Mattarella, esponente storico della sinistra cattolica siciliana, anima della Margherita nonché, fra l’altro, ex deputato regionale e consigliere provinciale. Proprio la contestualità dei due ruoli lo indusse, nel 2007, a dimettersi da vicepresidente dell’allora Consiglio di Palazzo Comitini: era appena subentrato all’Ars al posto del compagno di partito Riccardo Piccione, scomparso prematuramente. Mattarella era stato fra i primi papabili del toto-candidati, ma non ha atteso di entrare in conclave da papa per uscirne cardinale.
Pubblicato il
17 Dicembre 2021, 05:50