02 Luglio 2010, 15:27
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Il corpo fatto a pezzi e parzialmente ‘bruciatò dalla calce viva, che nel 1992 fu ritrovato dai carabinieri in contrada Biviere, a Gela, e poi seppellito senza un nome nel cimitero Farello, potrebbero appartenere all’operaio gelese Agostino Reina, scomparso nel giugno ’92, quando aveva 31 anni. Lo hanno rivelato alcuni pentiti del clan Emmanuello, che hanno permesso agli inquirenti di fare luce su molti delitti della guerra di mafia tra Stidda e Cosa Nostra, a Gela, negli anni di piombo ’87-92. Ma sarà l’esame del Dna a stabilire l’esatta identità del cadavere, che con molta probabilità sarà riesumato la prossima settimana. Reina, sposato, con precedenti penali per reati minori, avrebbe gravitato negli ambienti della Stidda. Il giorno della sua scomparsa, finito di pranzare, aveva detto alla moglie che andava a fare un giro con la sua Fiat Ritmo. Ma non fece più ritorno a casa e, visto il clima criminale esistente allora a Gela, si ipotizzò un nuovo caso di “lupara bianca”.
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02 Luglio 2010, 15:27